Vittorio Sgarbi contro Draghi: "Anche un soldato russo morto è innocente". Il premier si arrabbia
Si alzano i toni alla Camera, con Mario Draghi che risponde direttamente a molti parlamentari critici con la politica del governo sull'Ucraina, le sanzioni e le forniture di armi all'esercito di Kiev. Si tratta della coda della bagarre scatenata martedì mattina, con l'intervento del presidente ucraino Volodymyr Zelensky in collegamento. Un momento a suo modo storico contro cui hanno protestato 350 tra deputati e senatori, assenti in aula.
Vivace il confronto tra il premier e Vittorio Sgarbi, protagonista di una orazione appassionata. "Tolstoj indicava questa rotta: 'come non si può spegnere il fuoco con il fuoco, né asciugare l'acqua con l'acqua, così non si può eliminare la violenza con la violenza'. Sarei quindi prudente per l'avvenire a pensare che armare quell'esercito che è un grande esercito di resistenza, e diventa sempre più forte con i cittadini, non sia in realtà un modo per non interrompere questa guerra e aumentare i morti, perché anche un soldato russo morto è un innocente: non ha voluto quella guerra, l'ha subita".
Quando Draghi riprende la parola, ecco la sua risposta al critico d'arte eletto nel 2018 con Forza Italia e oggi nel Gruppo Misto: "Io capisco la sua tristezza. Che poi è anche la mia e credo che sia quella di tutti noi qui, di fronte alla carneficina. E' un terreno molto scivoloso questo, perché se noi sviluppiamo le conseguenze in questo ragionamento, dovremmo dire 'non aiutare militarmente i Paesi che vengono militarmente attaccati', questo è il ragionamento. Allora dovremmo accettare che, sostanzialmente, difendiamo il Paese aggressore, non intervenendo. Dovremmo lasciare che gli ucraini perdano il loro Paese e accettino pacificamente la schiavitù. Capisce bene che questo è un terreno scivoloso, che ci porta giustificare tutti gli autocrati, tutti coloro che hanno aggredito Paesi inermi a cominciare da Hitler, a cominciare da Mussolini".