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Imprese, l'allarme di Confindustria Giovani e del professor Irrera: "Cosa chiediamo al nuovo governo"

Paola Natali intervista per Libero Tv Pasquale Sessa, Vicepresidente di Giovani imprenditori di Confindustria, e l'avvocato Maurizio Irrera, professore dell'Università di Torino. "Lo scenario per le imprese italiane è drammatico", sottolinea Sessa, "ci sono tutti i segnali per una recessione, dal caro energia al costo delle materie prime. Soprattutto il caro energia sta mettendo in ginocchio le imprese, tanto che alcune sono costrette a fermarsi". Che cosa farà l'Europa? Risponde Irrera: "Il problema è generale: l'aumento del prezzo dell'energia affligge tutti ma non tutti subiscono gli stessi incrementi. Non sarà facile trovare un punto di composizione perché gli interessi come al solito sono diversi. A livello europeo tutto è rinviato a ottobre, ma intanto cosa facciamo? Ce la dobbiamo cavare da soli?". Sessa parla di accordi "strategici fatti mesi, ma che oggi sono già superati. Dobbiamo avere una strategia unica, forse da questa grande crisi potremmo veder nascere la grande Europa auspicata dai padri costituenti". Si parla di tempesta perfetta: "Aumentano l'energia, l'inflazione, si parla di recessione, è difficile reperire le materie prime e i semilavorati", elenca Irrera, "Stiamo pagando i costi della globalizzazione: basti pensare ai tempi di consegna delle autovetture. Pensavamo di esserci lascati alle spalle il Covid e di essere in piena ripresa e invece ci arriva addosso di tutto. Forse dalla globalizzazione dovremo tornare a pensare alla regionalizzazione, cioè a fare affari con Paesi simili a noi". Da imprenditore, aggiunge Sessa, bisogna affrontare anche i problemi della tassazione e della burocrazia: "Ecco perché chiediamo di abbattere il cuneo fiscale sui salari così da immettere più soldi nelle buste paga allo stesso livello contrattuale. Poi è urgente defiscalizzare l'autoproduzione". Sulla riduzione del cuneo fiscale, ribadisce Irrera, "è una misura semplice e rende più attrattive le nostre imprese. Se non salvaguardiamo le aziende non salvaguardiamo il lavoro e di conseguenza le famiglie". 

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