L'inflazione inguaia famiglie e imprese. Ma lo Stato ci guadagna...
Abbiamo visto ultimamente che l'inflazione è una sorta di patrimoniale in grado, fra le altre cose, di spolpare i risparmi degli italiani di circa 400 miliardi di euro. Ma c'è anche chi con l'aumento dei prezzi ci guadagna. Non si tratta, come si potrebbe pensare, delle imprese che vendono prodotti e servizi a tariffe maggiorati. I rincari sono infatti dovuti nella maggior parte dei casi agli aumenti delle materie prime, che hanno aumentato enormemente i costi di produzione. In più, il carovita deprime i consumi e assottiglia dunque i fatturati delle aziende. E' il motivo per cui, come ha spiegato il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, "l'Inflazione in Italia è sotto la media Ue. Perché le imprese hanno finora tentato di assorbire nella filiera gli extracosti dovuti a materie prime ed energia". L'impatto complessivo per il mondo produttivo è dunque negativo. A fare affari con i prezzi alle stelle è invece lo Stato. Vediamo i numeri. Secondo le ultime rilevazioni del fisco nei primi cinque mesi del 2022 le imposte dirette hanno assicurato allo Stato 95,9 miliardi, con un aumento di 5,1 miliardi rispetto ai 90,7 dello scorso anno. Un incremento dovuto in parte al buon andamento dell'economia nell'ultimo trimestre dello scorso anno e in parte alla fine della moratoria sulle tasse introdotta con la pandemia. Le imposte indirette, però, sono passate da 79,3 a 92,7 miliardi, con un aumento di 13,3 miliardi. E qui, secondo i calcoli di Unimpresa, lo zampino del carovita è ben visibile. Se prendiamo l'Iva, infatti, si scopre che il gettito è passato da 51,4 a 61,6 miliardi. In sostanza, c'è stato uno scostamento di oltre 10 miliardi dovuto in gran parte all'aumento dei prezzi. Soldi finiti dritti nelle casse del Tesoro. Questi numeri non fanno che confermare che l'inflazione non è simile a una tassa, ma lo è veramente: c'è chi la paga e chi la incassa.