Astensionismo, ecco perché gli italiani disertano le urne. Ma ci sono delle soluzioni...
L’astensionismo alle urne cresce inesorabilmente: all’ultima tornata elettorale, per le amministrative l’affluenza è stata del 54,73% (nel 2017 era stata del 60,07%), del 20,9% per i referendum sulla giustizia, il dato più basso dal Dopoguerra. Circa un italiano su due ha scelto di non andare a votare, al Nord come al Sud: a Palermo si è recato ai seggi solo il 42% degli aventi diritto, a Genova l’affluenza è calata di 19 punti percentuali, a Verona di 15. Ma perché gli italiani votano sempre meno? La sfiducia nei confronti delle istituzioni è la prima causa del non voto. E la storia lo dimostra: per esempio, un crollo dell’affluenza si era verificato con Tangentopoli e negli anni seguenti, con l’inizio della Seconda Repubblica. Secondo il politologo Gianfranco Pasquino le cause del fenomeno sono anche la forte somiglianza tra le proposte di coalizioni e candidati fra loro politicamente lontani, con la conseguenza che la vittoria di uno o dell’altro avrebbe uno scarso impatto sulla vita dei cittadini; avrebbe un ruolo anche la crisi dei partiti, giudicati litigiosi e di scarsa professionalità. L’aumento dell’astensionismo non è tuttavia un trend solo italiano, ma caratterizza molti Paesi europei. I quali stanno adottando alcune strategie che facilitino i cittadini nell’esercizio di questo diritto: dal voto anticipato a quello elettronico, fino alla possibilità di recarsi alle urne anche in posti diversi rispetto al seggio di residenza.