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Made in Italy: parte la caccia al brand. Ecco perché le 4 "A" dell'export tirano sempre

Il terzo brand più conosciuto al mondo, dopo Coca Cola e Visa, resta il Made in Italy, sinonimo di bellezza, qualità, tradizione, saper fare. Nonostante la pandemia e la recessione, restano quattro le A dell’export italiano: abbigliamento e moda, alimentare, automazione-meccanica e arredo-design. Non solo, il tricolore resiste anche in tempo di guerra. Anzi, a Piazza Affari è cominciata la caccia al Made in Italy, ovvero aziende che fanno tutto in Italia o in Unione Europea e che attirano gli investitori perché meno condizionate dalle conseguenze del conflitto. Con il post Covid e la ripresa delle fiere internazionali, è tornata fondamentale la promozione dell’Italia all’estero: per questo nel 2021 il Ministero dello Sviluppo economico ha dedicato un bando, per un ammontare complessivo di 4,3 milioni di euro di contributi agevolativi, per sostenere all’estero, in fiere e saloni internazionali, i marchi collettivi e certificazione del Made in Italy. “L’obiettivo dell’incentivo è sostenere la presenza delle nostre imprese sui mercati esteri, promuovendo e valorizzando i marchi del Made in Italy in fiere e saloni internazionali”, ha dichiarato il ministro Giancarlo Giorgetti.

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