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Guerra in Ucraina, ecco perché i cattolici non sono pacifisti. L'intervista di Fausto Carioti a Stefano Ceccanti (Pd)

Fausto Carioti, vicedirettore di Libero, intervista per LiberoTv il deputato del Pd Stefano Ceccanti che è anche capogruppo dem in Commissione Affari Costituzionali. E lo fa partendo dal libro del filosofo cristiano francese Emmanuel Mounier, appena ristampato da Castelvecchi, I cristiani e la pace di cui Ceccanti - che è stato presidente degli universitari cattolici e oggi è professore ordinario di diritto pubblico comparato - ha scritto la prefazione. Il testo - che fu scritto nel 1939, l’anno dopo l’accordo di Monaco, nel quale i leader di Regno Unito e Francia cedettero alle pretese di Hitler, convinti che questo sarebbe bastato a evitare la guerra - spiega che quella dei cristiani non è la pace “senza se e senza ma” dei pacifisti. "Come spiega Mounier e come ha sempre spiegato l'insegnamento della Chiesa", puntualizza Ceccanti, "c'è un dovere di resistenza al male che si può manifestare in forme che dobbiamo ritenere imprescindibili. Chi ha delle responsabilità politiche deve agire". "Non ogni guerra è una guerra giusta, ma qui c'è una volontà di aggressione che non può essere fermata senza reagire", puntualizza Ceccanti. "Quindi c'è questo dovere effettivo di resistenza". Rivolgendosi a Ceccanti come costituzionalista Carioti chiede se dare le armi agli ucraini non contribuisca ad allungare la guerra e dunque non viola l’articolo 11 della Costituzione che stabilisce che “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli”. Risponde Ceccanti: "Potremmo chiamare l'articolo 11 l'articolo del punto e virgola perché dice le cose che ha detto lei, ma subito dopo c'è un punto e virgola e non un altro comma o articolo e dice che per questo dobbiamo limitare la nostra sovranità e costruire un ordinamento internazionale basato sulla giustizia". Il dem spiega a questo punto cosa significa ripudiare la guerra: "Significa non solo che noi ripudiamo il fatto di aggredire, ma che limitiamo la sovranità per creare un ordinamento, quindi una collaborazione in sede Onu ma anche alleanze regionali come l'Unione europea e la Nato, per fare in modo che se ci sono degli aggressori essi possano essere fermati". "L'articolo 11", conclude Ceccanti, "non serve all'isolazionismo ma ci pone il problema di un mondo dove non si debba aggredire, dove un aggressore abbia di fronte a sé un qualcuno che lo ferma. L'articolo 11 ci impone una logica solidale e, in forme proporzionali e ragionevoli, ci invita ad aiutare gli aggrediti insieme agli altri Paesi, in questo caso la Nato e l'Unione europea".  

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