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Surrealismo e magia, la rivoluzione estetica e politica delle artiste. La mostra al Peggy Guggenheim

Nicoletta Orlandi Posti, per questa nuova puntata di ART’è, ha visitato la grande mostra che la Collezione Peggy Guggenheim di Venezia dedica interamente all’interesse dei surrealisti per la magia, l’alchimia e l’occulto. Surrealismo e magia. La modernità incantata documenta visivamente le scelte di un gruppo di artisti che si trovarono ad affrontare un periodo storico molto simile a quello che stiamo vivendo oggi. Come spiega la curatrice Gražina Subelytė, i surrealisti segnati dagli orrori della prima e seconda guerra mondiale, rifiutano la razionalità, scegliendo di perseguire strade alternative: i sogni, l’irrazionale, l’inconscio, ma anche la magia, la mitologia, l’alchimia e l'occulto. Tutto questo assolve al compito di una rivoluzione totale, che sia non solo materiale ma anche di trasformazione personale. In questo contesto le artiste - Leonora Carrington, autrice anche del libro di favole “Il latte dei sogni” che dà il titolo alla 59esima Biennale di Venezia curata da Cecilia Alemani; Remedios Varo, Leonor Fini, Dorothea Tanning - sono alchimiste, maghe, veggenti, dee, streghe in grado di evocare mondi immaginari e provocare rivoluzioni. André Breton, era il 1945, celebrava l’autorità matriarcale trionfante. Insieme ad altri artisti riteneva che l’emancipa­zione femminile abbatterà i confini tra i sessi, annullerà la visione dominante e dualistica del mondo e porterà alla rivoluzione utopica per una società migliore, da un punto di vista tanto estetico quanto politico.

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