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Disoccupazione giovanile, Italia medaglia d'oro per numero di Neet

Il mancato incontro tra domanda e offerta, una formazione non al passo con i tempi, la fragilità della struttura produttiva italiana. Sono principalmente queste le cause che rendono l’Italia sempre tra gli ultimi posti nell’occupazione giovanile. L’ultimo rapporto Istat sull’occupazione in Italia è aggiornato a febbraio 2022: i dati sono nel complesso buoni - gli occupati sono cresciuti al 59,6% - ma restano preoccupanti per la fascia 15-25 anni: il 24,2% dei giovani è disoccupato, a fronte di una media europea del 14%. Terza dopo Grecia e Spagna per disoccupazione giovanile, l’Italia è medaglia d’oro per numero di Neet, “Neither in Employment or in Education or Training”, vale a dire giovani tra i 15 e i 34 anni che non studiano, non lavorano e non sono inseriti in percorsi formativi. Sono oltre 3 milioni, il 25% dei giovani, 1 su 4. Quella che il presidente del consiglio Mario Draghi ha definito “lost generation” sta ricevendo qualche risposta: la ministra per le Politiche giovanili Fabiana Dadone ha promosso un Piano con l’obiettivo di «mettere a sistema misure e strategie di prossimità per far emergere il fenomeno, ingaggiare e coinvolgere i giovani inattivi». Il programma prevede l’estensione del servizio Civile, la creazione di sportelli dedicati nei centri per l’impiego con professionalità specifiche per accogliere i Neet e gestirne situazioni di disagio. È partito l’11 aprile da Torino un tour informativo: in ogni città sarà allestito un villaggio dedicato ai giovani, che potranno seguire le diverse attività in programma, ricevere informazioni e assistenza, confrontarsi con realtà istituzionali, commerciali e del terzo settore. Esiste anche un portale chiamato Giovani 2030, una “casa digitale” dedicata ai cittadini fino ai 35 anni dove trovare bandi, concorsi, iniziative che le istituzioni pubbliche, le università, gli enti del terzo settore e le associazioni mettono a disposizione dei giovani.

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