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Il viaggio distopico di Fabio Giampietro al Meet: “The lift”, l'ascensore

Fabio Giampietro è tra i pionieri della rivoluzione NFT e tra i principali esponenti della scena artistica digitale italiana e internazionale. Attivo nel panorama artistico da più di 20 anni, il suo lavoro esplora le possibilità creative che emergono dall’intersezione tra arte e tecnologiaNicoletta Orlandi Posti, per questa nuova puntata di ART’è, lo ha incontrato al MEET Digital Culture Center di Milano - il primo Centro Internazionale per l’Arte e la Cultura Digitale - dove ha presentato The Lift. Si tratta di un progetto dall’alto contenuto tecnologico, nel quale Fabio Giampietro coinvolge il pubblico rendendolo complice del racconto. L’esperienza inizia all’interno di una galleria d’arte, durante l’inaugurazione di una personale dello stesso artista; ai muri, sette grandi tele che riproducono i paesaggi di Fabio Giampietro, avvolgono lo spettatore. I visitatori di The Lift vengono accompagnati lungo il percorso espositivo dalla voce di una misteriosa guida che invita tutti a raccogliersi al centro della sala per abbracciare in uno sguardo più ampio il lavoro di Giampietro. Improvvisamente, le pareti della galleria cadono come carte, svelando un unico skyline circolare estratto precisamente dai quadri, anch’essi crollati insieme ai muri. È qui che comincia il viaggio: il panorama circostante inizia a muoversi, trasformando la stanza in un enorme ascensore a vetri che sale nel mezzo di una metropoli, accelerando fino a catapultarlo fuori dal grattacielo stesso, oltre la città, e a fluttuare nello spazio circondato da forme geometriche, creature e personaggi strani che abitano i social network, il mondo dei videogiochi, e l’immaginario dell’artista stesso. Il viaggio non è finito; dopo un momento di pausa l’ascensore precipiterà velocemente verso il basso, accompagnato da un grande frastuono; il polverone sollevato dallo schianto si diraderà rivelando una inaspettata conclusione

“The Lift è un viaggio, non un'opera”, scrive Daniele Sigalot, nel testo che accompagna l’opera immersiva. “Prepariamoci dunque, perché usando le parole di Anne Carson l'unica regola del viaggio è: non tornare come sei partito. Torna diverso. Quindi, salendo sull’ascensore di Giampietro, la domanda giusta da farci non è a che piano andiamo? ma che piani abbiamo?”. 

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