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Barbara Probst in Triennale: l'ambiguità della fotografia, medium della parzialità per eccellenza

Nicoletta Orlandi Posti, in questa nuova puntata di ART'è, ha visitato in Triennale Milano la mostra "Barbara Probst. Poesia e verità", prima personale in una istituzione culturale italiana dell’artista tedesca che ha esposto in numerose realtà museali di prestigio internazionale come il MoMA a New York, il Museum of Contemporary Photography a Chicago, la Tate a Londra, Le Bal a Parigi, e che è presente con le sue opere nelle collezioni di grandi musei.
La mostra – il cui titolo riprende quello dell’autobiografia di Goethe Dichtung und Wahrheit – propone un percorso attraverso immagini realizzate in momenti diversi della sua carriera. Una selezione di 24 opere, per un totale di 91 immagini, che includono ritratti, still life, nudi, scatti urbani, fotografie di moda e di reportage, tutti generi che Probst esplora alternando l’uso del bianco e nero al colore. Le opere di Barbara Probst sono sempre composte da un gruppo di fotografie, che appaiono misteriosamente connesse. Le immagini associate ritraggono lo stesso soggetto, nello stesso istante ma, con un sistema radiocomandato, l’artista fa scattare simultaneamente gli otturatori di diverse telecamere, ritraendolo da varie angolazioni e distanze. L’istante si frammenta e si dilata, moltiplicando i punti di vista e interrogando il ruolo del fotografo e quello dell’osservatore. Emergono così tutte le ambiguità della fotografia, medium della parzialità per eccellenza.
La totalità degli incassi della mostra di Barbara Probst. Poesia e verità sarà devoluta al fondo Milano Aiuta, destinato all’accoglienza e al sostegno dei profughi ucraini, promosso dal Comune di Milano in collaborazione con Fondazione di Comunità Milano.

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