«I cercatori di luce» Vitamine B, polimeri e onde nei mondi «nano» di Giuliana Cunéaz
Era il 1959, i computer occupavano intere stanze ed avevano capacità di calcolo e di memoria notevolmente inferiori a quelle di un qualsiasi personal computer di oggi, quando il fisico Richard Feynman teneva una lezione alla California Institute of Technology di Pasadina sulle potenzialità delle nanotecnologie. Il fisico, con geniale intuizione, parlava di realizzare strumenti di lavoro delle dimensioni di pochi atomi, di fare ingerire ad un essere umano un chirurgo meccanico che potesse entrare nel cuore per operare una valvola malfunzionante, di manipolare gli atomi per sintetizzare qualunque sostanza si desiderasse. Feyman intitolò la lezione «There' s Plendty of Room at the Bottom». E proprio C'è tanto spazio laggiù in fondo è il titolo del progetto espositivo e immersivo di Giuliana Cunéaz aperto al Meet Digital Culture Center di Milano, fondato e diretto da Maria Grazia Mattei, che esplora le possibilità creative che emergono dalle intersezioni e connessioni tra arte, scienza e tecnologia. Giuliana Cunéaz è tra le artiste più rappresentative della new art media (nel 2021 è entrata a far parte della collezione Quirinale Contemporaneo) e utilizza le nanotecnologie per esplorare mondi nascosti e invisibili facendo intravedere relazioni tra il mondo fisico, il mondo digitale e l'espressione artistica. «Mi piace pensare che in ogni milligrammo di materia sia contenuta tutta la complessità dell'universo e mi immedesimo nell'improbabile sogno di un atomo», ci spiega durante la preview dell'esposizione che permette al visitatore un viaggio tra mondi sconosciuti provocando un senso di continua meraviglia anche per via del fatto che in tutti i lavori l'uso della tecnologia digitale non è mai a sé stante. Del resto Cunéaz utilizza tutti i media artistici, dalla videoinstallazione alla scultura, dalla fotografia al cinema, fino agli screen painting, gli schermi dipinti - una tecnica da lei inventata- dove la tecnologia interagisce con la pittura. Ecco allora la prima sala del Meet che ospita Neither snow nor meteor showers (Né neve né pioggia di meteoriti) dove il segno digitale all'interno dello schermo migra depositandosi come stratificazione sul muro. Giuliana Cunéaz riproduce onde di materia sulle quali fluttuano elementi che provengono da complesse forme sedimentate:il risultato è un paesaggio simulato che evoca la natura senza mai rappresentarla prendendo ispirazione da un'immagine di vitamina B12. Nella seconda sala Giuliana Cunéaz allestisce una wunderkammer con un video 3D centrale che meraviglia lo spettatore del XXI secolo che si trova di fronte a forme ispirate da elementi molecolari e polimeri rielaborate come fossero simulacri della memoria, frammenti di una civiltà scomparsa. Infine l'opera immersiva I cercatori di luce. Su una superfice di 200 metri quadrati Giuliana Cunéaz ha creato il proprio Metaverso: il paesaggio nanomolecolare diventa lo scenario nell'ambito del quale attori (tra cui Angela Molina), ballerini e performer compiono azioni tese a modificare il contesto. L'opera rappresenta lo strumento per interrogarsi sul nostro stare al mondo di fronte ad un sistema dove la sostenibilità sociale e ambientale è stata messa in grave pericolo. Merita assolutamente di essere visitata.