Sergio Mattarella, l'affondo di Vittorio Feltri: "Possiamo chiamarlo re, l'Italia non è più una repubblica"
"Noi italiani non siamo più in una repubblica, ma in una monarchia". Il direttore editoriale di Libero Vittorio Feltri inizia così il suo video editoriale di oggi. E spiega: "Di Sergio Mattarella che si ferma 14 anni al Quirinale di fatto si può dire che sia un re". "La durata media di un monarca è giustappunto 14 anni", continua Feltri, "quindi ci siamo. È inutile che continuiamo a prenderci in giro. Purtroppo il nostro mondo politico è nel marasma: non riesce più a combinare niente". Feltri racconta poi cosa è successo negli ultimi tempi: "Il Movimento Cinque Stelle, che aveva preso alle ultime elezioni il 33% è sceso sotto il 15%. Poi abbiamo il povero Matteo Salvini che alle Europee aveva addirittura sfiorato il 35% e ora è sceso sotto Giorgia Meloni che gode di un 19% di gradimento". "Questi dati", puntualizza il direttore, "ci fanno capire come il nostro sistema partitico sia in difficoltà estrema e non riesca a trovare il bandolo della matassa". "Il bello è", prosegue Feltri, "che noi tra un anno dovremmo tornare a votare e se le cose vanno avanti così - e non si vedono segnali rassicuranti che cambi qualcosa - andiamo incontro allo sfascio perché purtroppo non si riuscirà più a fare una maggioranza di governo". "Quando è stato rivotato Mattarella", continua Feltri, "si diceva che non si sarebbe trovata una persona meritevole di salire al Quirinale. Una balla", tuona il direttore, "nessuno ha mai pensato di rivolgersi alla società civile". Feltri fa un esempio per tutti: "Il Maestro Riccardo Muti che è una personalità culturale mondiale che ci invidiano tutti, un grande musicista ma anche un uomo moderato, intelligente, preparato. Ecco, bastava votare per lui, avremmo svoltato. Avremmo avuto una ventata di fresco non solo al Quirinale, ma in tutto il Paese. E invece", commenta amareggiato Feltri, "non siamo stati capaci neanche di fare il nome di una persona di altissimo profilo accontentandoci della ministrina riscaldata di Mattarella". "Io non ho nulla contro Mattarella", conclude il direttore, "però - forse perché sono di Bergamo, sono montanaro - la parola conta più di un contratto firmato davanti al notaio e Mattarella per quindici volte ha detto che non voleva restare sul Colle e poi alla fine ci è rimasto. Per me chi si rimangia la parola non può essere preso d'esempio".