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Quirinale, quanto pesa sull'economia europea? Il caso Giorgio Napolitano, da notaio a sovrano

Il presidente della repubblica federale tedesca non sappiamo neanche chi sia. Per tutti a comandare per anni in Germania è stata la cancelliera Angela Merkel, che da ottobre ha lasciato il testimone ad Olaf Scholz. Abbiamo ben presenti, però, i nomi di Sarkozy, Hollande, Macron, i capi di Stato francesi che hanno guidato la repubblica transalpina nell'ultimo decennio e l'hanno rappresentata in Europa. Fenomeno che è la conseguenza diretta del sistema politico presidenziale, che accentra molti poteri dell'esecutivo nel capo dello Stato. Anche da noi, un po' come accade in Germania, il Quirinale ha poco a che fare con la gestione operativa del Paese e, quindi, con l'Europa. E' il premier a firmare i trattati, presiedere gli organi di governo comunitari, partecipare alle riunioni, tenere i contatti con gli altri leader. Sarebbe sbagliato, però, pensare che il Colle sia una figura marginale nelle dinamiche politiche del Vecchio Continente. Per averne un'idea basti pensare a ciò che è successo nel 2011, quando il presidente Giorgio Napolitano si trovò al centro di una trama internazionale volta a spodestare Silvio Berlusconi da Palazzo Chigi. Per alcuni si è trattato di una specie di colpo di stato, per altri del tentativo del capo dello Stato di limitare i danni di una crisi che ci avrebbe travolto. Sta di fatto che, a detta di moltissimi osservatori internazionali non tacciabili di berlusconismo, fu a Napolitano che Sarkozy e la Merkel si rivolsero per fare in modo che l'Italia voltasse pagina. Ed è sempre grazie a una triangolazione fra le cancellerie europee e il colle che spunto fuori il nome di Mario Monti, conosciuto nel Vecchio continente per i suoi trascorsi da commissario alla concorrenza. Manovre internazionali che, per una volta, trasformarono il nostro presidente della Repubblica da notaio a sovrano.

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