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Quirinale, da Carlo Azeglio Ciampi a Mario Draghi: quanto pesa il Colle sull'economia italiana

Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano, bastano questi due nomi a far capire quanto può essere stretto il legame tra gli inquilini del Quirinale e le vicende economiche del Paese. Sul primo non possono non balzare agli occhi le analogie con Mario Draghi. Economista, direttore generale e poi governatore della banca d'Italia, Ciampi nel 1993 fu chiamato al governo, la prima volta di un tecnico a Palazzo Chigi, per guidare il Paese in un periodo di forti turbolenze finanziarie e sociali e accompagnare l'Italia verso l'unione monetaria ed economica. Fu sotto il suo mandato, tra parentesi, con Draghi direttore generale del Tesoro, che furono avviate le prime privatizzazioni delle partecipate statali. Ciampi proseguì la sua azione di controllo dell'economia da ministro del Tesoro e del Bilancio nel governo Prodi, dal 1996 al 1998, finché nel 1999, alla vigilia dell'entrata dell'Italia nell'euro, non si decise di mandare proprio lui al Colle a supervisionare il tutto, con il placet ovviamente, delle principali cancellerie europee. Ha una storia più legata alla politica che all'economia, invece, il suo diretto successore Giorgio Napolitano. Ma il mandato presidenziale dello storico esponente del Pci coincise con la più grave crisi economica mondiale e nazionale, quella dei mutui subprime del 2008 e dei debiti sovrani nel 2011, quando Draghi arrivò alla Banca centrale europea. Capo dello Stato dal 2006 al 2015, con due anni di bis, Napolitano, a detta di moltissimi osservatori, ha avuto un ruolo centrale nella caduta del governo Berlusconi nel 2011 e nell'ascesa di Mario Monti, che nei suoi due anni di mandato da premier travolse il Paese con una serie di cure fiscali lacrime e sangue di cui ancora stiamo pagando il prezzo.

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