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I murales di Banksy spuntano a Milano Centrale. Li hanno rifatti tali e quali gli street artist milanesi

Le opere di Banksy spuntano all'improvviso, da un giorno all’altro, regalando un tocco di bellezza e uno spunto di riflessione. Ora l’artista di Bristol conquista Milano Centrale con la nuova mostra The World of Banksy, una esposizione non autorizzata, ovviamente, che propone raccolti tutti insieme 130 lavori compresi i murales, copie conformi realizzate da giovani street artisti e studenti d’arte - per lo più milanesi - che hanno voluto restare anonimi come nella filosofia di Banksy e reinstallati come gli originali. Ecco allora Oscar Wilde che cerca di evadere dalla prigione di Reading, la vecchietta raffreddata che perde la dentiera a causa di uno starnuto, l’omaggio a uno dei suoi rivali, lo street artist Ozone, dopo la morte di quest'ultimo,  e la bimba che ricopre di fiori rosa una svastica; Graffiti is a crimeMobile Lovers, Meglio fuori che dentro. Non mancano pezzi iconici come Flower thrower, manifestante a volto coperto che lancia un mazzo di fiori, o London maid, cameriera in crestina che spazza la polvere sotto il tappeto, o ancora Kissing coppers, due poliziotti che si baciano sulla bocca e Le radeau de la Méduse, che parafrasando Géricault rende omaggio ai migranti e ai loro naufragi. Temi politici e sociali, di lotta e di protesta, contro il consumismo e le consuetudini. Temi capaci di dare a chiunque uno spunto di riflessione. In mostra anche una stanza del Walled off Hotel di Betlemme, l’albergo fortemente voluto da Banksy e costruito in gran segreto nel 2017, ricostruita con precisione assoluta. I turisti dormono in letto sovrastato dall’opera che vede un israeliano e un palestinese prendersi a cuscinate e quello che vedono dalla finestra è il muro della vergogna, la barriera di cemento che dal 2003 divide Israele dalla Palestina. L’albergo è stato definito come il luogo dove si trova “la peggiore vista del mondo”. Nicoletta Orlandi Posti in questa nuova puntata di ART’è l’ha visitata insieme al curatore Manu De Ros.

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