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Terni aspirante capitale della cultura: il degrado a due passi dall'assessorato

Se un giornalista si recasse dall'Assessore alla Cultura per domandargli "perché Terni dovrebbe diventare capitale italiana della cultura 2016-2017", per ottenere risposta non avrebbe bisogno di raggiungere l'ufficio. Un rapido sguardo alla sede dell'Assessorato basterebbe a fargli girare i tacchi. E, in effetti, l'antica villa liberty (ex foresteria delle Acciaierie di Terni), che ospita gli uffici comunali, non è un buon biglietto da visita per un cronista, né per un turista che si rechi al vicino punto IAT. Come si suol dire nel gergo dell'informazione, "le immagini parlano da sole": erba alta, cestini vuoti (cartaccia e vetro sono sparsi su tutte le aiuole, malgrado non manchino i cestini e contenitori, anche per la differenziata), assi delle panchine divelti, una persona che dorme, con lattina accanto, in pieno orario di lavoro. Un caso? No, perché nel capoluogo umbro le aree verdi subiscono, in genere, scarsa manutenzione: i giardini di via Lungonera e di via Campofregoso alternano rifiuti a vegetazione incolta; quelli del Belvedere 13 Giugno hanno addirittura una piccola piscina ornamentale abbandonata e con un filo d'acqua stagnante. Un quadro generale che contrasta con l'ambizione cittadina a diventare faro della cultura nazionale. di Marco Petrelli  @marco_petrelli  

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