Mussolini: "Alfano pianse davanti al Cav"
Prove tecniche in vista del grande scontro di sabato, ammesso che i governisti non lo disertino. Il dissidio è quello che, ormai da mesi, polarizza il Pdl. Nel dettaglio, oggi tocca ad Alessandra Mussolini e Roberto Formigoni, la prima espressione dei fedelissimi del Cav, i lealisti, il secondo pezzo da novanta nella schiera degli alfaniani. La corrida tiene a L'aria che tira, la trasmissione de La7. L'attacco della Mussolini è a tutto campo, ma trova il suo apice in un tuffo nel passato, fino al 2 ottobre. Si tratta del giorno più difficile dell'intera storia del Pdl, il giorno in cui, di fatto, si consumò lo strappo tra Silvio Berlusconi e Angelino Alfano, il giorno in cui Enrico Letta incassò la fiducia. Un voto preceduto da scontri durissimi, ore concitatissime che poi culminarono nell'intervento del Cavaliere stesso a Palazzo Madama, che per il bene del partito, a sorpresa, annunciò il voto di fiducia. Il pianto di Alfano - Arriviamo ad oggi. Arriviamo al colpo basso della Mussolini: "In un partito politico grande come il nostro, il segretario si alza e parla, pure se è presente Berlusconi. Invece Alfano non ha parlato", spiega in diretta dagli studi de La7. La nipote del Duce, appunto, si riferisce al 2 ottobre, alla riunione del Pdl prima del voto, in cui "Alfano non ha parlato, ha pianto". Poi ripete, lo scandisce più volte: "Ha pianto. Alfano ha pianto perché...", e via con l'imitazione, tra fazzoletti, soffiate di naso e singhiozzi. In collegamento con lo studio di Myrta Merlino, da Milano, c'è Formigoni. Non smentisce, sogghigna, ma poi prende la parola e attacca la Mussolini: "Se fossi a Roma potrei alzarmi e metterle amorevolmente la mano sulla bocca". La vulcanica deputata del Pdl ribatte all'attacco: "Io la mano te la metterei dall'altra parte". Il contesto - Ma l'attenzione viene catalizzata dalla rivelazione: Alfano, dopo lo strappo, davanti a Silvio avrebbe pianto. Avvenne nei minuti in cui l'implosione del partito(che potrebbe realizzarsi a ore) non era mai stata così vicina. E la Mussolini, fedelissima del Cav, infilza Alfano proprio per quelle lacrime: "Il segretario politico deve prendere la parola e convincerci su posizioni politiche, non piangere in faccia a Berlusconi come uno studente che ha fatto una marachella. Noi eravamo sconvolti". Quindi, incalzata dalla Merlino, conferma che tutto avvenne "nella giornata della fiducia, durante la riunione al gruppo". In quella situazione, Berlusconi avrebbe poi deciso di prendere in mano la situazione e dettare la linea da tenere in aula: sì alla fiducia pur di ricompattare Berlusconi.