Richetti (Pd) sfida i sindacati: diano loro gli 80 euro
Quando il deputato Pd di provata e antica fede renziana Matteo Richetti sale su L'Abitacolo, la trasmissione della web tv di Libero , si inizia scherzando, trattandolo quasi come un Panda - animale politico rarissimo nell'era di Matteo Renzi. Viene naturale scherzare: Richetti è uno dei rari politici ad avere una sincerità e una immediatezza che trasmettono simpatia umana. Doti rare, eppure mastica anche politica. In questo viaggio-intervista parla anche di temi che urticano la sinistra. E sfida i sindacati a cedere un po' di loro presa sulle buste paga degli italiani raddoppiando gli 80 euro fin qui dati. Come? Rinunciando ai loro prelievi sindacali, e ai contributi alla miriade di enti bilaterali (in primis quelli sulla formazione) sulle cui poltrone comodamente siedono. Richetti, lei è il solo renziano a non avere ottenuto una poltrona, lo sa? (ride) Diciamo che il rapporto con Renzi è nato oltre che su una amicizia, su una intesa politica vera, fin dalla preparazione delle prime Leopolde. Anche per questo non mi pesa la mancanza di ruolo. Sono deputato, lavoro in commissione affari costituzionali, seguo le riforme. Forse sono anche una delle persone più chiamate a raccontare al paese l'esperienza di quello che stiamo facendo. Fin dai giorni del cambio fra Enrico Letta e Renzi. Il mio ruolo è questo, e ci sto bene dentro. Perchè dovrei lamentarmi? Renzi è uno straordinario parolaio, ma quanto al fare... Ma no, non è così. E dico di più: Matteo non è cambiato proprio, è lo stesso di sempre. Non è vero che Renzi sia inconcludente. Anche in Europa. Lì ha detto che non accetteremo più minacce del tipo: “o fate questa cosa, o vi mandiamo la Troika...”. Sempre parole sono... No, mettere i bisogni reali della gente davanti alla ragioneria è molto concreto. Un comune può fare un investimento? Quell'investimento produce lavoro per un' impresa? Quell'impresa produce occupazione? Allora quell'investimento va fatto. E' molto concreto... Guardi che la situazione non è così idilliaca. Le imprese chiedono di abbattere il costo del lavoro non per assumere, ma per evitare di licenziarne tanti... Vero, lo vedo bene nel distretto della ceramica di Modena dove vivo. Le imprese hanno magazzini a cielo aperto pieni, e non si pongono nemmeno il problema di assumere qualcuno... Appunto... Ed è con questo realismo però che si è scelta la filosofia degli 80 euro in busta paga. Serviva a mettere un po' di fiducia e sicurezza in circolo, la possibilità di avere un po' di prospettiva sul futuro. Magari a pensare a rifare il bagno, o il rivestimento. Solo che invece gli 80 euro non li spendono... Infatti bisognerebbe raddoppiarli. Non il governo. Sarebbe importante lo facessero sindacati e in parte pure Confindustria. Ma sapete quanto della paga di un lavoratore è assorbita da bilateralità, concertazione, prelievi sindacali, enti di formazione? Quelli sono soldi che non vanno allo Stato né al lavoratore. Vanno tutti ad enti dove siedono sindacati e qualche rappresentante di Confindustria. Con i loro soldi si possono dare 150 euro invece che 80, e magari pagare la vacanza o la macchina a chi ne ha bisogno... Franco Bechis