Bangladesh, muore a 13 anni per le percosse ricevute. Il video dell'orrore in rete
Appena tredici anni, massacrato brutalmente di bastonate e lasciato morire in strada. Accade lo scorso 8 luglio a Dacca, capitale del Bangladesh, a un ragazzino accusato dai suoi violenti assassini di essere un ladro. Lo legano a un palo e lo massacrano con un tubo di metallo. Lui invoca pietà, piange e chiede che la smettano. Loro se la ridono. E tutto viene ripreso da un video atroce della durata di più di dieci minuti. Il corpo del ragazzino, di nome Rajon, viene abbandonato esanime in strada. L'autopsia rivelerà che è morto per un'emorragia cerebrale causata dalle percosse ricevute. La follia - Il video della tortura inflitta a Samiul Alam Rajon viene ripreso da un cellulare e postato su Facebook da uno degli aguzzini, probabilmente per vantarsi della lezione impartita al piccolo ladro. Il video diventa virale, e scatena un mare di proteste e indignazione che la polizia non si può permettere di ignorare. Negli scorsi giorni sono state arrestate numerose persone, tra le quali un certo Muhit Alam di 22 anni e suo fratello, direttamente coinvolti nel linciaggio. Sui social network è partita una campagna di sdegno nei confronti della vicenda, e in particolare su Twitter l'hashtag #JusticeforRajon sta spopolando, gridando a pieni polmoni giustizia per Rajon. Ma dietro l'assassinio c'è forse un'oscena verità. Secondo i genitori del ragazzo, dietro l'uccisione non ci sarebbe un furto, bensì una storia di pedofilia. Si sospetta infatti che uno degli aggressori abbia precedentemente tentato un approccio sessuale nei confronti del ragazzo, e vistosi rifiutato, abbia architettato la storia del furto per coprirsi le spalle e mettere a tacere quella piccola bocca impertinente. Metterla a tacere per sempre. #JusticeforRajon