Kazakistan, strage in piazza: Putin manda i soldati russi, carneficina di manifestanti anti-regime
Situazione fuori controllo in Kazakistan, dove decine di persone hanno perso la vita nei violentissimi scontri di piazza tra chi protesta contro il regime per l'aumento del prezzo del gas (lo stato ex sovietico ha uno dei climi più rigidi al mondo) e le forze dell'ordine schierate dal governo. Ad Astana e Almaty, le due più importanti città del Paese, sono intervenute anche le truppe dell'esercito russo, con Vladimir Putin che ha risposto all'appello del governo alleato inviando migliaia di soldati all'alba. E gli scontri si sono velocemente trasformati in una carneficina.
Ci sono "decine" di vittime tra i manifestanti, e tredici tra gli agenti di sicurezza, secondo fonti governative. Centinaia di feriti, migliaia d’arresti, con contorno inevitabile di devastazioni e saccheggi nelle ville degli oligarchi e municipi incendiati. Assalto anche alla residenza presidenziale, a testimonianza di come la protesta sia diventata subito politica. Mosca ha commentato la vicenda sottolineando come sia in atto un tentativo di destabilizzazione dall’estero. Uno scenario inquietante, che riecheggia quanto accaduto in tutti questi anni in Ucraina. Un altro focolaio di tensione internazionale.
"La sicurezza e l’integrità del Kazakistan sono minati", fanno sapere dal Ministero degli Esteri russi. "Continueranno le consultazioni con il Kazakistan e con gli altri Paesi dell’Organizzazione del trattato per la sicurezza collettiva per ulteriori iniziative da elaborare, se necessario, per facilitare le operazioni antiterrorismo in Kazakistan". Il presidente kazako Qasym-Jomart Toqaev (la cui statua è stata distrutta) ha parlato di "atto d'aggressione" da parte di "bande di terroristi internazionali", mentre la tv di Stato kazaka ha riferito di uomini armati che hanno circondato due ospedali ad Almaty, bloccando l'ingresso a pazienti e personale medico. Il clima è quello di guerra civile imminente, con Lufthansa che ha precauzionalmente cancellato tutti i voli di collegamento con la Germania "fino a nuovo avviso", imitata rapidamente dalle compagnie aeree degli Emirati Arabi.