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Federica Brignone si confessa: "Sfido me stessa per conquistare l'oro e ballare sul podio"

Leonardo Iannacci
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Federica Brignone è nata il 14 luglio, quindi sotto il segno del Cancro le cui caratteristiche sarebbero: sensibilità, amore per la casa e gli affetti, grande intuitività.

Si riconosce, Fede?
«Mi ritengo sensibile, sì. Soprattutto adesso che mancano poche ore a una gara che vale un mondiale».

I difetti del Cancro: ipersensibilità e sbalzi d’umore.
«In queste caratteristiche mi rivedo meno. Sono sensibile ma non “iper” e non ho tutti questi sbalzi d’umore anche perché sto vivendo un bel momento della mia vita e qui a Saalbach sono molto serena».

Per forza, vince sempre e ora persino in discesa.
«Sto bene, mi trovo a mio agio con gli sci ai piedi e sono sufficientemente tranquilla. Situazioni che aiutano a superare quel po’ di stress che si presenta in certi momenti».

Come lo affronta?
«Con tutta me stessa, concentrandomi per il mio sport e per il modo di vivere la gara».

 

 


Dopo l’incredibile trionfo della squadra azzurra in parallelo, oggi vivrà un super-g che le può regalare il secondo oro in un mondiale. Che possibilità di vittoria si dà?
«Niente percentuali, sono consapevole che farò bene soltanto se scierò al 100%. In un tracciato come questo di Saalbach, così poco tecnico, dovrò stare attenta. Sono concentrata su me stessa anche se le piste che amo sono altre: Cortina. St.Anton, La Thuile».

Da chi guardarsi oggi?
«Da me stessa e dal cronometro che sentenzierà tutto. Ovvio che Lara Gut è pericolosissima e anche Sofia».

Sabato si raddoppia: c’è la discesa libera, specialità nella quale lei ha stupito il mondo quest’anno.
«In realtà me la sono spesso cavata in libera, sono salita più volte sul podio. Quest’anno ho trovato uno scorrimento particolare anche sui dossi e senza perdere velocità».

Il segreto?
«Mah, direi che è quello che mi contraddistingue da tempo: cerco di migliorare i dettagli anno dopo anno, e poi la velocità non mi fa paura».

Fede, lei è reduce da quattro vittorie in Coppa del Mondo e da tre podi: è la sua stagione più bella?
«Forse la migliore come continuità. Dopo Garmish ho staccato, però: mi sono rilassata in montagna con il mio fidanzato Davide e altri amici. Certi risultati sono la conseguenza del grande lavoro e dello stare bene con se stessi».

La Goggia resta la principale avversaria in libera, sabato?
«Va forte anche Breezy Johnson e tutte le austriache che possono fare il colpaccio».

Vedervi insieme, lei e Sofia prima e seconda sul palco di Cortina, ha però emozionato tutti. Bello.
«Bello anche per me. Prima e seconda, l’inno, Tomba con la Compagnoni e la Kostner sotto il palco che ci applaudivano. C’erano migliaia di spettatori lungo la pista. È la faccia bella dell’Italia».

Sofia ci ha detto una volta: non potrei mai sciare come Fede, non è copiabile. Ha un talento sopraffino.
«Rispondo che io non potrei mai sciare come lei».

Tomba invece sostiene: la forza di Fede e Sofia è che si inseguono e tutto questo le rende sempre più forti.
«Io prendo motivazioni da me stessa per battere le avversarie anche se la nostra è una bella rivalità. La visione di Alberto è giusta anche se amo molto fare gruppo, vivere la gara come una festa, un momento nel quale fortificarsi».

Lei è in testa nella classifica generale di Coppa del Mondo. E sempre Tomba ha detto che lo porterà a casa lei, quel trofeo.
«Incrocio dita e sci!».

Domanda impertinente: lei ha 34 anni. Lo sa che alla stessa età Tomba si era ritirato già da tre anni e la Compagnoni da cinque?
«E mia mamma, Maria Rosa Quario, da dieci!».

 

 

 

I tempi cambiano, come cantava Bob Dylan?
«È mutata la preparazione degli atleti, fisica, tecnica e mentale».

Però a 34 anni, vincendo come fa lei, non ci si arriva soltanto con la preparazione.
«Io sono una che ha iniziato tardi e se ho vinto 32 gare di coppa del mondo, tre medaglie alle Olimpiadi e tre ai mondiali è una conferma che in tutti questi anni ho trovato le vie giuste per fare bene. Per me stessa e con gli sci ai piedi».

Lei, cittadina, è diventata una regina delle nevi.
«Ho scelto io questa vita, questo sport e questo modo di affrontarlo».

Vuole dire che mamma Maria Rosa Quario non l’ha sospinta sugli sci?
«Mamma e papà non mi hanno mai obbligato a mettere gli sci né me lo hanno sconsigliato. Mi dicevano: sii brava a scuola e scegliti uno sport, fa bene al fisico e alla mente. Poi a 7 anni ho scoperto che sciare mi piaceva da morire».

Obiettivo, Milano-Cortina 2026?
«No. I miei obiettivi sono questi mondiali e chiudere al meglio la classifica generale di coppa del mondo. Certo che le Olimpiadi in Italia non possono che stimolare».

Come si vede fra dieci anni?
«In una bella famiglia, con figli e con un lavoro nello sport, nello sci o in altre discipline».

Sul podio di Cortina ha accennato passi di danza.
«Adoro la musica, dal rock di Eric Clapton o Tracy Chapman alla latinoamericana. Mi piace, mi rilassa, mi fa divertire».

Lei è nata a Milano: nel cuor le sta il Biscione o il Diavolo?
«Ma dai, non scherziamo: sono milanista da sempre! Come Jannik Sinner».

 

 

 

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