Sinner-Zverev, fango dalla Germania e tensione alle stelle. Velocità dei colpi, le 3 cifre-chiave della finale
Il tennis è uno sport che avrebbe esaltato persino Euclide. Per interpretarlo al meglio occorrebbe, difatti, un’eccellente preparazione matematica e, in vista della domenica mattina più esaltante di questo inizio 2025, cerchiamo di fare le carte alla finale degli Australian Open fra Sinner e Zverev (diretta dalle 9,30 sui canali Eurosport di Sky e Dazn e, in chiaro, sul Nove). Lo facciamo studiando dati, numeri, cifre e percentuali che pongono di fronte l’altoatesino e il tedesco con sangue bolscevico. Premessa: dal punto di vista fisico e da quello tecnico-tattico finiscono sotto i raggi X il numero 1 del ranking Atp e il numero 2: eccellenze attuali, quindi. E da esaltare anche se Das Bild, il quotidiano più noto in Germania, ha pubblicato ieri un vergognoso attacco a Jannik tirando in ballo l’ormai polverosa vicenda-Clostebol «messa dall’Atp sotto il tappeto». Sentite un po’ come prosegue l’articolo vergognosamente destabilizzante: «Sulla finale c’è l’ombra del doping, scandaloso. Una farsa, non si deve giocare».
Un’ignobile e, soprattutto, immotivata pugnalata alle spalle da crucchi maligni, teniamo a sottolineare noi.
ARIA PULITA
Per respirare aria pulita, torniamo alla numerologia tennistica per scritare la finale: Sinner è più giovane di sei anni (23 contro 29), pesa meno (78 kg contro 90) e rende qualche centimetro in altezza (193 contro 198) a Zverev. Contro Sasha ha vinto due incontri e ne ha persi quattro ma negli Slam vinti è in vantaggio (2-0, Melbourne e US Open 2024) e pure in Davis (2-0).
Vista l’età, Zverev si trova davanti come tornei Atp in bacheca (23-18) ma perde di più nelle partite disputate da professionista: Sinner è nel circuito dal 2018 e ha ottenuto 269 vittorie a fronte di 80 ko (ma è in serie aperta 18 incontri). Zverev, pro dal 2012, ha ottenuto 470 vittorie e 198 sconfitte.
Stamattina il Fenomeno di Sesto dovrà stare attento al servizio del tedesco: a Melbourne Sasha serve molto bene e vanta 64 ace contro le 53 di Jannik che, cambiando tecnica al servizio, lo sta adattando. In fatto di set è impari il conto per il fatto che Zverev ha fatto sua la semifinale per ritiro di Djokovic: quindi, ne ha vinti 16 e persi 2 contro Humbert e Paul mentre il numero 1 del ranking è 18-3 avendo ceduto set contro Jarry, Schoolkate, Rune.
NUMERI
Visto che stiamo dando davvero i numeri, ecco alcune cifre legate alla velocità di tre colpi essenziali che faranno la differenza nella serata australiana: la prima palla di servizio di Jannik viaggia a una media di 204 chilometri orari, quella di Zverev è leggermente più esplosiva e tocca i 207. Il dritto dell’azzurro arriva a 123 km/h contro i 105 del tedesco, il rovescio di Zverev sfiora i 121 kmh, quello del campione di Melbourne 2024 si ferma a 117. Se Jannik dovrà temere la diagonale di rovescio e la prima palla di Sasha, il tedesco non può che soffrire i colpi di rimbalzo del nostro, la sua lucidità mentale nei momenti caldi e le rotazioni del servizio. A rete, i due non andranno spesso.
Dalla finale del singolo a quella doppio il passo è breve e, purtroppo, doloroso. L’antipasto di ieri, con i nostri Andrea Vavassori e Simone Bolelli impegnati nel redde rationem contro il finlandese Harri Heliovaara e il britannico Henry Patten, è stato indigesto. Dopo aver illuso nel lunghissimo tie-break (18-16) vinto a fine primo set, i due azzurri sono crollati nel secondo e, soprattutto nel terzo set (6-7, 3-6). Peccato. Alla Rod Laver Arena si è anche deciso lo Slam femminile: ha vinto, a sorpresa, l’americana Madison Keys per 6-3, 2-6, 7-6 interrompendo la sequenza di trionfi di Aryna Sabalenka. «Ho superato il panico del fallimento», ha detto l’americana. Brava.