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L'era del Cav al Milan è stata sotterrata dalla sciatteria "made in Usa"

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Fabrizio Biasin
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C’è modo e modo di affrontare la crisi, il Milan dell’entità eterea Gerry Cardinale ha scelto il peggiore, quello dell’indifferenza mescolata all’improvvisazione. Nel mondo del calcio si può giustificare quasi tutto: un mercato sbagliato (capita), un tecnico scelto con troppa superficialità (succede), un’organizzazione approssimativa (si può sistemare). Ma il “quasi” esclude categoricamente rispetto & stile, fattispecie calpestate in casa rossonera in questi giorni di deliri e situazioni mai viste.

Non si è mai vista una dirigenza che fa intendere a tutti quanti di aver liquidato il suo allenatore appena prima di una partita, tra l’altro parecchio importante. Non si è mai visto un tecnico condannato a una conferenza stampa grottesca, imbarazzante, solitaria (al suo fianco, solo un paio di scarpe da pallone parecchio appariscenti). Non si è mai visto un allenatore costretto ad abbassare il finestrino della macchina per annunciare il suo stesso esonero, perché nessuno ha trovato una stilla di coraggio per farlo al posto suo. Non si è mai vista una dirigenza che se ne fotte di quel che accade nel mondo reale, tace, si nasconde, fugge a notte fonda e imbarazza i suoi stessi sostenitori.

 



Nel corso dei decenni il Milan ha passato momenti più o meno belli, ha vissuto il dramma della retrocessione e la goduria delle Champions in serie, ha sofferto e stra-festeggiato, ma mai ha peccato di ignavia, tra l’altro quasi ostentata. L’ignavia, nel calcio, non è ammessa, ché quella fa a pugni con la passione. Il Milan per trent’anni ha beneficiato della passione bestiale di un signore di nome Silvio Berlusconi. Quel signore ha portato una sfilza di trofei che a elencarli tutti non basterebbe lo spazio. Ci sono stati anche i momenti delle scelte difficili, degli esoneri, delle separazioni non propriamente consensuali, ma nel bene e soprattutto nel male qualcuno ci ha sempre messo la faccia, da Adriano Galliani allo stesso Berlusconi. E non sono mai mancate le pacche sulla spalla o le frasi di circostanza, che valgono quello che valgono ma servono almeno a salvare le apparenze. Il Milan che lascia un tecnico col finestrino abbassato nel parcheggio di San Siro, semplicemente, non è il Milan.

 

 

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