Sinner "squalificato, conseguenze per un decennio": tam tam impazzito dall'America
Dopo tanti successi e tanto, meritato, relax ora per Jannik Sinner è tempo di tornare ad impugnare la racchetta. L’altoatesino è volato a Sesto Pusteria per stare con la famiglia durante le festività, ma adesso è di nuovo a Montecarlo, dove comincerà la preparazione in vista della lunga, speriamo lunghissima, trasferta in Australia per il torneo di Melbourne, lì dove l’anno scorso ha cominciato a brillare nel circuito del tennis mondiale.
Sui social sono già comparse le prime immagini dal Principato di Monaco, prima un allenamento poi uno scatto buffo con un bambino. Le valigie per l’Oceania, però, sono già pronte e Jannik si prepara anche alle prime sfide d’esibizione che anticiperanno gli Australian Open.
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Il 2025 non sarà un anno banale per Sinner, che dovrà attendere ancora circa due mesi per conoscere la sentenza del TAS di Losanna sul ricorso effettuato dalla Wada per il caso Clostebol a Indian Wells.
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Sul The Athletic, magazine del New York Times, Matthew Futterman e Charlie Eccleshare lanciano l’allarme e sostengono che, in caso di squalifica, perdere Sinner sarebbe “un duro colpo per il circuito ATP”. Se dovesse arrivare la pena più dura, due anni di stop, le conseguenze non sarebbero solo per il tennista azzurro. “La squalifica potrebbe avere conseguenze per un decennio, non solo per Sinner, ma per tutto il circuito Atp", scrivono i due giornalisti del magazine.
“Due anni nel tennis sono un'eternità. Immaginare il tennis senza Sinner per due anni è come pensare che non sia successo nulla nell'era moderna". Intanto, da Brisbane, Kyrgios non perde occasione per dare addosso a Sinner in conferenza stampa: “Io non proverei mai e poi mai a drogarmi in tutta la mia vita, sono sempre stato contrario. Le persone dicono che sono irrispettoso verso lo sport? Io penso che sia irrispettoso chi ha provato a imbrogliare. Non si sta parlando abbastanza di quello che è successo, penso che stiano cercando di nascondere la polvere sotto il tappeto parlando della quantità di doping, ma non è quello il punto. Non tutti vengono trattati allo stesso modo”.