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Milan, Galliani resta. L'ombra della liquidazione-record

Giulio Bucchi
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Dietro l'affaire Galliani non c'è solo la battaglia politico-sportiva per il controllo del Milan, adesso diventa impellente pure una scadenza economica: la ricca buonuscita di Adriano Galliani. Una cifra di cui si è scritto di tutto, dai 10 milioni di euro fino ai vertiginosi (e inverosimili) 130 apparsi su alcuni siti e quotidiani la scorsa settimana. Probabile che l'ammontare si aggiri sui 50 milioni lordi, visti i quasi 28 anni di permanenza di Adriano nello staff dirigenziale del Diavolo con ruoli e doppi-ruoli contemporaneamente, quale ad esempio quello di amministratore delegato e vicepresidente vicario. Oltre al fatto di aver fatto parte del management della Fininvest negli anni '80.  Uno degli obiettivi di Silvio Berlusconi durante la cena ad Arcore di venerdì, oltre a tentare di ricucire lo strappo con l'amico, era pure quello di sedersi e ragionare sulla liquidazione. Bruno Ermolli, il grand commis incaricato dal Cav di gestire l'amaro divorzio, ha come direttiva quella di ratificare la cifra esatta prima di Natale così da poterla inserire nel bilancio del 2013 per poi farla approvare dall'assemblea dei soci il prossimo aprile. In questo modo peserebbe di meno sui conti rossoneri visto che verrebbe messo in “partita doppia” in un periodo che ancora beneficia dei bonus Champions arrivati grazie alla qualificazione dello scorso anno. Ecco perché dietro la frenata e la forzata ricomposizione ad opera di Silvio si stagliano pure le figure di Marina e Piersilvio, perplessi per i modi e soprattutto spaventati per la sostanza. Al di là degli equilibri familiari, i due figli maggiori di Berlusconi temono per i conti di Fininvest, la controllante del Milan, che stacca ogni anno gli assegni per stipendi, mercato e ripianare il bilancio. È proprio in questa voce che Galliani rischierebbe di venire a pesare come un top player ma al contrario: probabile che l'accordo venga raggiunto intorno ai 30 milioni lordi, evitando a tutti i costi il ricorso al tribunale per «giusta causa» come paventato da Adriano, forse l'uscita che più ha innervosito Berlusconi, contrariato anche solo all'idea di finire in tribunale anche con il suo ad. Comunque finisca, sarà certamente un salasso fuori programma (è ancora fresca la ferita per i 494 milioni del Lodo Mondadori) che rischia di aggiungersi - se il deludente campionato continuerà - a una difficoltosa qualificazione in Champions. Nel caso i rossoneri non dovessero arrivare almeno al terzo posto, sarebbe un ammanco quantificabile in una ventina di milioni. Un disastro, se si pensa che il Milan è riuscito a chiudere lo scorso bilancio con un deficit di soli 6,9 milioni, seppure a caro prezzo per i «sacrifici» estivi di Thiago Silva e Ibrahimovic, ceduti al Psg. Dove magari Galliani... di Tommaso Lorenzini

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