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Errori e meriti di Adrianovisti dal "rivale" Moggi

L'amore per il Diavolo, la «guerra» con la Juve e piccole bugie, l'ex Ad paga la legge del calcio: contano solo i risultati. Un suo flop? Prese Dugarry, io Zidane

Matteo Legnani
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Ieri è stato un giorno triste per il calcio italiano. Le dimissioni di un grande dirigente come Adriano Galliani sono sicuramente una grossa perdita per tutto il nostro pallone. La stima di tutti, i tanti trofei in bacheca, i conti in ordine non sono bastati a stravolgere la prima legge del calcio, quella a cui nessuno si può sottrarre: in Serie A contano solo i risultati. E il campo ha detto che il Milan ha fatto male: ha rischiato l'anno scorso salvandosi all'ultimo, è precipitato quest'anno.  Galliani paga dunque i suoi ultimi errori, ma sono cose che capitano a tutti. «Errare humanum est», dicevano gli antichi romani. E il Milan attuale non è una squadra degna del suo passato che, anzi, ha fatto fin troppo bene grazie al lavoro del proprio allenatore. Detto questo, non si può buttare via la gestione di Adriano Galliani così in fretta. I limiti attuali della squadra non possono far dimenticare i grandi risultati di un dirigente che ha vinto tutto in Italia e soprattutto in Europa. In sostanza, non si può criticare un dirigente come l'ormai ex amministratore delegato del Diavolo giudicandolo solo dagli ultimi risultati. Leggi l'approfondimento di Luciano Moggi su Libero in edicola sabato 30 novembre

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