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Almeno la maglia verde porta fortuna all'Italia. Si va all'Europeo

Cristina Agostini
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Quando torna il richiamo del risultato, rispunta a tratti una vecchia versione dell' Italia. Non nei colori, ovviamente, vista la nuova, discussa ma fortunata maglia verde - alla prova del campo, bella di per sé ma estraniante per il colore e l' assenza del tricolore o dell' azzurro -, ma nel gioco, cioè il principio su cui è stato fondato il nuovo corso di Mancini. L' Italia è frettolosa, sbrigativa, impaziente, soprattutto nel primo tempo. I molti, troppi lanci lunghi sono un retaggio del passato, un modo pratico per trovare un varco di fronte ad un' avversaria in trincea, qualcosa che questa squadra aveva abbandonato. Ecco perché il volto di Mancini, stavolta, denunciava insoddisfazione. Il primo tempo contro la Grecia è il primo passo indietro dell' Italia dopo una lunga camminata in avanti, non perché quel gioco diretto e pratico sia sbagliato ma perché questa squadra non può applicarlo, non ha le caratteristiche adatte e finisce per perdere un senso. Lo dimostra l' azione con cui trova il rigore decisivo, un duetto tra i giocatori più tecnici, Insigne e Verratti, coronato dalla pulizia esecutiva di Jorginho, l' altro perno fondamentale della squadra. La buona notizia è che conosciamo la condanna di questa Italia nella serata in cui conquistiamo gli Europei, cioè in mezzo alla gioia e con largo anticipo rispetto alla competizione: è una squadra che può arrivare al risultato solo con il gioco. Si può dire che debba essere sempre bella per vincere. Non c' è un giocatore in grado di brillare a prescindere dal contesto, non esistono solisti di livello assoluto, gli azzurri sono tutti ottimi giocatori che hanno bisogno di una base musicale nota. Su quella, poi, devono eventualmente improvvisare, o meglio, devono imparare a farlo. L' equilibrio tra il collettivo e le individualità non è automatico né semplice da raggiungere. Senza il gioco, l' Italia torna a essere una squadra normale, ma ha bisogno di assoli per essere meno prevedibile. Il problema è che ormai la nazionale è riconoscibile, temuta e studiata. Il modo di giocare della Grecia lo dimostra, attento e umile, difensivo e spigoloso. È qualcosa a cui questa squadra dovrà abituarsi, sempre più avversarie giocheranno per sporcare la partita. È un merito e la conferma che l' Italia viene riconosciuta come una nazionale di qualità, che può permettersi un gioco d' élite. Due anni fa, il 9 ottobre 2017, ci sembrava ottimo l' 1-0 in Albania per arrivare da testa di serie agli spareggi mondiali. Ora andiamo agli Europei con tre giornate di anticipo, record assoluto nella nostra storia, da primi in classifica, e soprattutto lo facciamo come nazionale modello. Noi, che invidiamo sempre gli altri, siamo diventati quelli da invidiare. di Claudio Savelli

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