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La Nazionale azzurra diventa verde. La nuova maglia sull'onda "green" di Greta Thunberg

Cristina Agostini
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Da una parte si agita la lunga onda verde, «una generazione che può cambiare il mondo», scriveva la retoricissima "Repubblica" commentando Greta Thunberg e il movimento ecologista che più global non si può spuntato ai piedi della sacerdotessa del clima. Dall' altra freme l' onda verde di Pontida, quella del popolo leghista il quale, nonostante le tante sfumature politiche acquisite negli ultimi tempi, si è ricompattato poche settimane addietro alle sorgenti del Po intorno al leader Matteo Salvini. In mezzo a questa verde-mania si è infilata la Federcalcio che, con una mossa a sorpresa molto social e paraculesca, ha annunciato un cambio d' immagine drastico - per quanto temporaneo - per la Nazionale maggiore, proposto e realizzato dallo sponsor tecnico Nike: sabato l' Italia giocherà in verde la partita di qualificazione a Euro 2020 contro la Grecia. Dopo il "verde" di Greta, ci mancava solo questo. Almeno, qui non si parla di cambiamento climatico ma generazionale, di tecnica, di tattica, di nuova attenzione e cura riguardo ai giovani e, visto che ci siamo mossi colpevolmente in ritardo rispetto ad altre federazioni (vedi la Spagna, vedi la Germania) serve recuperare tempo sul campo illudendo(si) di poterlo fare anche attraverso l' immagine. E dunque, per celebrare anche il fatto che nella rosa attualmente in raduno a Coverciano ben 12 calciatori hanno meno di 25 anni, la linea verde si merita questa maglia che ha già preso il nomignolo di "Rinascimento", disegnata e realizzata con motivi ispirati ai tessuti e all' architettura di uno dei periodi più entusiasmanti della storia dell' arte. Certo, visto che in questi giorni si allenano a Firenze, sarebbe bello chiedere ai calciatori - giovani e "vecchi" - che la indosseranno se sanno quale città è stata la "culla" del Rinascimento... Attenzione, gli "Azzurri fatti verdi" (forzando la mano, quasi a ricordare un Avellino dei tempi d' oro o un Sassuolo dei giorni nostri) non sono un inedito, è già accaduto proprio all' Olimpico di Roma (dove si gioca sabato) il 5 dicembre 1954: Italia-Argentina 2-0 (reti di Frignani e Galli). Quel giorno fu deciso che il verde sarebbe stato (e lo è stato a lungo) il colore delle nazionali giovanili, con l' azzurro rimasto per anni esclusiva della maggiore. Certo, l' Italia non è sempre stata azzurra, il colore adottato in omaggio alla casa reale Savoia (con tanto di stemma sul petto, croce bianca in campo rosso), dal quell' Italia-Ungheria (1-0) del 6 gennaio1911. Il debutto della Nazionale avvenne l' anno prima in bianco, nel 1930 in pieno Ventennio fu varata anche una divisa tutta nera con fascio littorio, con cui arrivò il trionfo Mondiale del '38. Nel 2009 c' è stata pure l' incursione di un improponibile marrone, alla Confederations Cup 2009, per calzettoni e pantaloncini abbinati a una maglia azzurro pallido in omaggio ai colori d' epoca. E c' è stata perfino una Under 21 abbigliata di rosso. Nel 1994 a Caltanissetta si giocava Italia-Croazia under 21, entrambe avevano solo divise bianche, così fu preso in prestito un completo della squadra locale del Nissa (militava in Eccellenza), cancellato lo stemma con dei pennarelli e via, tutti in campo, 2-1 per le nostre Furie Rosse (gol di Del Piero e Dionigi). Però... in un' Italia che è divisa perfino se indossa lo stesso colore (vedi il verde di cui sopra che unisce eppure separa come un fossato pieno di coccodrilli chi tifa per gli ecologisti e chi tifa per la Lega), c' era davvero bisogno di mettere in armadio, anche per una sola sera, quella maglia azzurra che bene o male è il collante sacro e profano della Nazione? Per quanto l' impatto visivo sia accattivante, l' iniezione di linfa verde al look dell' Italia lascia il sapore di una studiata operazione di marketing: tuttavia, ai quattrini non si comanda. Neanche se si tratta della sacra divisa nazionale. Lo potrebbe testimoniare Johann Cruijff: già ai Mondiali del 1974 gli sponsor dettavano legge. Il Profeta del gol, infatti, indossò durante il torneo una maglia orange personalizzata, con due sole strisce nere sulle maniche invece delle tre che avevano gli altri compagni. L' Olanda era vestita dalla Adidas (le famose tre strisce...), Johann era uomo Puma e non si sognò minimamente di rompere l' accordo. Fu così, al massimo livello, che le due aziende nate dal "divorzio" dei fratelli Adolf e Rudi Dassler sublimarono l' insanabile frattura. Roba da sorci verdi, come le maglie degli Azzurri... di Tommaso Lorenzini

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