Derby-farsa, il sindaco di Nocera:"Non siamo una città di camorristiE ora fioccheranno le querele..."
Dopo la partita sospesa, parla il primo cittadino (ex missino): dito puntato contro il "bla bla" della stampa. Nel mirino pure De Luca. E sugli ultras...
Avvocato, uomo di destra, per le regole e il rispetto delle regole. E sindaco di Nocera Inferiore. Allora adesso che la comunità calcistica della sua città è sotto il fuoco incrociato di stampa e istituzioni sportive per il derby farsa contro la Salernitana (partita sospesa dopo 20 minuti di gioco per l'ammutinamento dei giocatori in seguito a minacce di morte da parte delle frange streme della tifoseria ai giocatori della Nocerina), lui non ci sta. "Ci vogliono far passare per una banda di criminali - dice stizzito Manlio Torquato, 45 anni, primo cittadino di Nocera dal 2012 -. E io non ci sto". Torquato, cresciuto tra il Fronte della Gioventù e il Movimento Sociale Italiano, dirigente locale e nazionale di Alleanza Nazionale prima di abbandonare il partito nel 2001, ce l'ha più col blablabla che ha seguito la partita della discordia che con i protagonisti stessi dello spiacevole episodio. "Gli organi di stampa non distinguono le responsabilità di pochi e criminalizzano di una comunità". Eletto due volte sindaco da indipendente di centro destra sfidando al ballottaggio il candidato del Pdl, nel 2011 è caduto al primo consiglio comunale perché non aveva la maggioranza. Nel 2012 ce l'ha fatta. "Sempre senza il voto dei gruppi del tifo organizzato", ci tiene a precisare. Sindaco, però quanto successo a Salerno non è una bella cartolina per la sua città. Se la magistratura dovesse accertare responsabilità penali, il comune prenderà posizioni chiare. Ma allo stesso modo prenderemo provvedimenti contro chi dipinge come una comunità malata. A chi si riferisce? Ci sono articoli di giornale che dipingono Nocera come una città di camorristi e miserabili. C'è un articolo di questo tipo pubblicato da Lettera43 che è delirante. Ci muoveremo contro queste operazioni. Nel frattempo, il derby con la Salernitana non s'è giocato. Non sono un tifoso praticante, ma che il calcio sia un mondo malato è notorio. Non solo perché ci sono gli ultrà, che poi sono l'anello più debole della catena, ma per quello che succede nei palazzi e per il giro vorticoso di denaro che c'è intorno. E di chi è la colpa della farsa dell'Arechi, delle istituzioni, allora? Non sta a me dirlo, non voglio mettere becco nelle decisioni prese per tutelare l'ordine pubblico. Però so che partite accompagnate da fatti cruenti si sono svolte regolarmente. Ora poi sento dire che sarebbe stato più opportuno disputare l'incontro a porte chiuse. Ma per me la cosa più importante è un'altra. Non si può criminalizzare Nocera per questo episodio. E c'è chi ha cominciato a farlo ancora prima che la partita si svolgesse. Chi? Certi politici salernitani, che si dicevano preoccupati per una possibile invasione di nocerini. M'è dispiaciuto anche che Vincenzo De Luca, sindaco di Salerno, non mi abbia invitato per la partita. Poteva essere un gesto distensivo. L'ha sentito in questi giorni? No, ma per il match di ritorno lo inviterò al San Francesco. Tra i 23 ultrà raggiunti da Daspo per i disordini di domenica c'è anche un suo consigliere comunale. Che cosa le ha raccontato? Si dice estraneo ai fatti, nega che ci siano mai state minacce ai giocatori. In attesa delle indagini, ho un atteggiamento garantista. Nel frattempo lui, che è una persona corretta, ha rimesso la delega allo sport. Dica la verità: in un periodo di vacche magre per i sindaci, certi discorsi portano voti? Non è il mio caso. Anzi, in entrambe le campagne elettorali che ho condotto, ho sfidato candidati che godevano dell'appoggio delle curve. E quando la scorsa estate si è discusso in Consiglio dell'iscrizione del club alla Lega Pro, i gruppi organizzati non mi hanno certo trattato con i guanti. Se su questa vicenda mi sono sovraesposto, è per un'altra ragione. Quale? Non voglio accarezzare il tifo cittadino, ma difendere l'onorabilità di Nocera. Siamo una città di lavoratori, con una lunga storia di industia e cultura. Non ci sto alle facilonerie di certi miserabili della stampa. di Roberto Procaccini