Sinisa Mihajlovic, il pellegrinaggio dei tifosi: Antonio Socci spiega perché la gente è solidale col mister
La malattia è sempre un brusco risveglio dal sonno delle illusioni mondane in cui tutti viviamo. Ci mette davanti la nostra finitezza di uomini, la miseria della nostra condizione mortale. A volte ci precipita nella disperazione. Ma spesso la nostra gente, ancora intrisa di sensibilità cristiana, in queste circostanze sfugge alla disperazione guardando in alto e ricordandosi di avere una Madre premurosa e buona. A Bologna guardando in alto si vede il Santuario della Madonna di san Luca che è da sempre meta di una grande devozione popolare. Si dice scherzosamente - alla Guareschi - che anche i bolognesi atei credono alla Madonna di san Luca. Così alcuni tifosi del "Bologna calcio", saputo della malattia del loro popolare allenatore, Sinisa Mihajlovic, hanno lanciato un' iniziativa: «Amici e tifosi rossoblu, dobbiamo aiutare il nostro comandante Sinisa Mihajlovic e tutti i sofferenti a guarire dalla malattia... Non bastano - pur importantissimi - i nostri "Forza Sinisa" o "Vincerai anche questa battaglia". Per chi crede, la vittoria viene da Dio. Domenica 21 luglio faremo un pellegrinaggio al Santuario della Madonna di San Luca, Madre dei bolognesi e Madre del Bologna. Reciteremo il rosario e, per chi può, parteciperemo alla S. Messa che sarà celebrata per Sinisa e per quanti - familiari e amici - sono nella prova. Siete tutti invitati. Forza Sinisa e forza Bologna». Leggi anche: Mihjalovic, Melania Rizzoli: perché si può salvare LE PERSONE COMUNI Così ieri - a sorpresa - sono arrivati in migliaia. Don Massimo Vacchetti, responsabile della diocesi per la pastorale dello Sport, a cui i tifosi hanno affidato la guida del pellegrinaggio, iniziando il rosario e il cammino verso il Santuario, ha ricordato - insieme a quello di Sinisa - anche i nomi di alcune persone comuni che, come lui, stanno lottando con la malattia. Poi, nella commozione generale, ha lasciato alcuni secondi perché ognuno ricordasse un nome che ha nel cuore, un amico che è nella sofferenza. C' era un silenzio incredibile. Era presente anche la moglie di Sinisa. Anni fa Mihajlovic andò a Medjugorje con l' amico Paolo Brosio e incontrò una delle veggenti, Mirjana. Dopo raccontò: «Io mi reputo un tipo duro, è difficile che pianga, ma là ho pianto più volte, non so perché. Quando sono uscito mi sono sentito tutto libero, una sensazione strana... Di solito io prego quando ho bisogno e questo non va bene». Era andato per sostenere un' iniziativa di solidarietà di Brosio con gli orfani di quella terra devastata dalla guerra. Brosio, nei giorni scorsi, saputo della malattia, gli ha scritto su facebook: «Caro Sinisa, ti voglio bene, non perché sei un campione e sei famoso, ma perché tu nel 2009, in quel 12 maggio del 2009, sei stato fra i primi a credere nella mia conversione e ad aiutare gli orfani e gli anziani abbandonati di Suor Kornelija. Con te, Roberto Mancini, il presidente Percassi e tanti, tanti pellegrini e molti altri personaggi dello sport e dello spettacolo, abbiamo portato a termine due case grandi realizzate con il cuore di tante persone. Diciotto anziani e ventidue orfani hanno oggi le loro case. Pregherò la Madonna che stenda il Suo Mantello Celeste su di te e la tua famiglia. Ti voglio bene caro Sinisa e presto ci riabbracceremo a Bologna». La sensibilità di Mihajlovic al dolore degli altri è segno di una bella umanità e anche questo spiega perché tanti oggi sono solidali con lui. E hanno affidato alla Madonna lui e altre persone care. UN AFFETTO CORDIALE «Il santuario della Madonna di san Luca» spiega don Massimo «per i bolognesi è il luogo, la casa, dove portare le fatiche, le sofferenze, le prove e le nostre speranze. Quindi i bolognesi vogliono portare su da lei il nostro allenatore, ma anche le tante persone che combattono quotidianamente la stessa battaglia, perché sono ammalate, persone che magari - non avendo la stessa notorietà di Sinisa - sono meno abbracciate da un affetto corale, a parte i familiari. Vogliamo portare tutti dalla Madonna perché lei li guardi». La Regina del cielo fa molte grazie, dona il conforto, dà la forza di lottare e anche la guarigione. Ma la grazia più grande che la Madonna fa a tutti, se si sta nel suo abbraccio, è questa: scoprire che - qualunque esito abbia la malattia - la vita non finisce affatto, non finisce mai, perché è vero ciò che diceva la splendida Chiara Corbella: «Siamo nati e non moriremo mai più». di Antonio Socci