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Juventus, il ritorno di Gigi Buffon? Fabrizio Biasin: cosa c'è dietro, cosa cambia per Maurizio Sarri

Davide Locano
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La prima cosa che ci viene da dire su Gigi Buffon che torna alla Juventus (pochissimi dubbi al riguardo) è che sono fattacci suoi. Cioè, ci sono un sacco di informatori, esperti, amici e nemici che insistono - oggi come un anno fa - con la tiritera («Ma perché Buffon non la smette?») e non si rendono conto che è tutto tranne che un problema loro per almeno un mlione di motivi. Ne ricordiamo qualcuno con la celebre tecnica della «domanda retorica»: 1) Buffon sta obbligando qualcuno con la forza a farlo continuare? No, ha sontuose offerte. 2) Buffon sceglie di umiliare se stesso e la sua carriera andando a giocare in qualche posto sperduto nel mondo? No, torna a giocare in uno dei club più importanti del globo. 3) Il dottore gli ha detto che ha i reumatismi e, quindi, meglio se sceglie di finire dietro a una qualche scrivania? Leggi anche: Sarri alla Juve, la doccia gelata di Cannavaro Neanche per idea: Buffon è in buona salute e preferisce lo spogliatoio alle sale riunioni, soprattutto intende dar credito al detto «sempre meglio che lavorare» e, quindi, fa benissimo ad andare avanti. CHI HA CHIAMATO chi? La seconda cosa che ci viene da dire su Buffon che torna alla Juve è che, per questioni di logica, a un bel punto dev' essere partita una richiesta da una delle due parti. E, quindi: o Buffon ha chiamato e ha detto «mi riprendete per favore? Vengo a fare il secondo e do volentieri una mano», oppure è la società che lo ha richiamato alla casa madre. Non abbiamo certezze, ma puntiamo sull' ipotesi B: Casa Madre chiama, Gigi risponde. E vi diciamo perché. L'addio di Massimiliano Allegri è stato gestito in totale serenità a livello di comunicazione e in maniera decisamente diversa quanto a fatti: Nedved e Paratici hanno sondato, valutato, soppesato «una serie di profili» (cit.) e, infine, hanno eletto Sarri come successore del buon Max. Tutto senza apparenti sussulti e in realtà con qualche inedita incertezza (i bianconeri restano i più bravi, altrimenti non vincerebbero tutto quello che vincono, ma per una volta sono apparsi un filo «impreparati»). La scelta dell' ex tecnico di Chelsea e Napoli è parsa la preferita nel momento in cui sono mancate le certezze sui profili di primissimo piano: Zidane era il prescelto fin dalla scorsa estate, ma poi è tornato a Madrid; Guardiola una suggestione e nulla di più; Conte un' opzione non andata in porto. E, quindi, con Barzagli in pensione, quale scelta migliore di Super Gigi per dare una mano a Sarri nei suoi primi mesi a Torino e, magari, fare da tramite con l' amico Ronaldo? Ecco, quindi, che si arriva alla quadratura del cerchio: Perin andrà via, Buffon sarà vice di Szczesny, potrà provare a battere il record assoluto di presenze in serie A (Paolo Maldini 647, Buffon 640) e a vincere la «maledetta» Champions League. Poi arriverà il momento dei guantoni appesi al chiodo con relativo passaggio nel meraviglioso mondo dei dirigenti. DE LIGT E RABIOT... E il resto? Il resto è mercato: l' olandese Matthijs De Ligt resta l' obiettivo numero 1 per la difesa e pare sempre più vicino (con l' Ajax che punta a 70 milioni di euro e Raiola che chiede un ingaggio monstre da oltre 10 milioni, il secondo più alto della serie A dietro a quello inarrivabile di Cr7, ma a soli 19 anni). Quindi Adrien Rabiot, 24 anni, francesino tutto pepe: in questo caso i dubbi sono pochi, il centrocampista dal 1 luglio sarà bianconero. Fine? Quasi. Da registrare l'«indiscreto» di Dagospia: secondo il noto portale il pensiero principale di casa-Juve sarebbero in realtà i debiti accumulati in seguito all' operazione Ronaldo, destinati a toccare quota 500 milioni. Una situazione che avrebbe fatto drizzare le antenne a John Elkann, deciso a chiudere i rubinetti e a spingere Andrea Agnelli a trovare nuovi investitori. Il presidente - sempre per Dagospia - avrebbe iniziato una trattativa con un gruppo di sceicchi qatarioti pronti a investire nel calcio italiano. Sugli stessi ci sarebbe anche Francesco Totti, deciso a riconquistare la «sua» Roma. Ma questa è decisamente un' altra storia... di Fabrizio Biasin

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