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Olimpiadi 2026, tutto merito di Attilio Fontana e Luca Zaia: "Le garanzie le hanno firmate Lombardia e Veneto"

Caterina Spinelli
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Sì, va bene, Giovanni Malagò nel tessere la tela delle alleanze è stato bravo, anzi, bravissimo. Sì, va bene, Beppe Sala con il suo aplomb da uomo Expo è stato bravo, anzi, bravissimo. Epperò nella baraonda dei festeggiamenti post assegnazione olimpica, ci è parso passare in secondo piano il ruolo dei due governatori di Lombardia e Veneto, Attilio Fontana e Luca Zaia, quasi fossero come quegli ospiti scomodi portati a Losanna perché non li potevi lasciare a casa. E questo è male, anzi, malissimo. Perché senza questi due signori il sogno olimpico di Sala e Malagò si sarebbe infranto ancor prima di iniziare. Per capire il senso di questa affermazione bisogna fare un passo indietro al settembre 2018 quando Chiara Appendino dice ufficialmente «No» al progetto dell' Olimpiade delle Alpi che avrebbe visto assieme Milano, Torino e Cortina. Un «No» pesantissimo, perché seguito a stretto giro di posta da quello del governo che, su spinta della componente grillina, disse chiaro e tondo che senza il capoluogo piemontese non avrebbe firmato le garanzie sui finanziamenti. E senza garanzie, inutile illudersi, si sarebbe chiusa anche la corsa olimpica. Leggi anche: Olimpiadi 2026, ecco quanto guadagnerà l'Italia LA TELEFONATA È a questo punto che entrano in campo i due governatori. Zaia chiama Fontana o forse Fontana chiama Zaia, poco importa. Quel che conta è quel che si dicono: i due si fanno i conti in tasca, strizzano il bilancio, strapazzano qualche capoccione e alla fine annunciano: «Tranquilli, ai soldi ci pensiamo noi. Le garanzie le firmeranno Lombardia e Veneto». Si parla di circa 430 milioni di euro, mica bruscolini, che servono a due scopi. Il primo: far ripartire la corsa olimpica di Milano e Cortina, che altrimenti si sarebbe bruscamente fermata. Il secondo: prendere tempo per convincere il governo e il sottosegretario Giancarlo Giorgetti, che per il Nord (e non solo) investire sulle Olimpiadi sarebbe stato sacrosanto e che lo Stato non poteva fare un passo di lato. E a voler essere cattivi, quel gesto servì anche a dare una lezione al mondo grillino, quello dei "No" a prescindere. Quello della decrescita felice e del "mai una gioia". Fantapolitica? No, pura verità. Confermata anche da Attilio Fontana, che raggiunto sul treno che da Losanna lo riporta a Milano racconta: «Senza Luca e il sottoscritto si sarebbe fermato tutto. Siamo stati noi a risolvere lo stallo. E sa qual è la cosa divertente? - racconta ridacchiando il governatore lombardo - È che ci siamo presentati a Losanna addirittura con una doppia garanzia sui soldi: la nostra e quella del governo», che nel frattempo su pressione di Matteo Salvini si era deciso ad appoggiare l' avventura olimpica e a garantire i 430 milioni d' investimenti. Ricorda ancora Fontana: «Anche il primo dossier tecnico venne firmato solo dalle due regioni». Quella delle garanzie finanziarie è tutt' altro che una bazzecola, se è vero che a penalizzare la corsa di Stoccolma è stato anche il rifiuto del sindaco della città scandinava di firmare proprio quelle garanzie sui lavori da fare. NO ALLE POLEMICHE Tutto questo l' abbiamo raccontato per amore di verità e non certo con spirito polemico. Quella di lunedì è e resterà per sempre la vittoria di una squadra che ha saputo dimenticare le differenti appartenenze politiche per un bene superiore. Ed è riuscita a portare a casa un risultato prestigiosissimo. Quindi bravo Malagò, bravo Sala, bravo Ghedina (il sindaco di Cortina). Ma nessuno dimentichi i meriti di Attilio Fontana e Luca Zaia e di Regione Lombardia e Regione Veneto. Da qui, da quel rischio calcolato che vi abbiamo raccontato è ripartita la corsa che lunedì ha portato le Olimpiadi invernali del 2026 a Milano e Cortina. Con buona pace dei Cinquestelle, che ora spenderanno i prossimi anni a spiegarci perché questo evento non si sarebbe dovuto fare... di Fabio Rubini

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