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Massimiliano Allegri "seppellito" due volte da Adani: "Perché Sarri alla Juve era inevitabile". Altro sfregio

Giulio Bucchi
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Non danza sul cadavere sportivo di Max Allegri, non è nelle sue corde. Ma Daniele Adani, due mesi dopo la famosa "rissa" in tv con il tecnico della Juventus e poco più di un mese dal divorzio tra allenatore livornese e bianconeri si toglie ancora qualche sassolino dalle scarpe. Leggi anche: "Nessun rispetto". Allegri da Fazio, lo sfogo in diretta contro Adani dopo la rissa a Sky Secondo l'ex difensore dell'Inter, oggi apprezzato commentatore tecnico di Sky Sport, l'arrivo di Maurizio Sarri al posto di Allegri, calcio offensivo al posto del pragmatismo, "era una strada inevitabile. Nel mondo si gioca per lasciare qualcosa. Vincere non basta più. La Juve aveva un percorso sicuro, ma non più congruo con la grandezza societaria né con le scelte dei club europei, la cui identità non dipende dai risultati - spiega Adani a Repubblica -. L'Italia non è un riferimento. Deve allinearsi. La Juve l'ha deliberato. Permetterà ad altri di seguirla senza remore. Poteva arrivarci un anno fa".  Allegri, a fine aprile, veniva da 5 scudetti vinti di fila, due finali perse in Champions League e la bruciante eliminazione ai quarti per mano dell'Ajax. "Esistono molti modi di vincere e di perdere - lo punzecchia ancora Adani -. Non sempre una vittoria equivale a un successo, o la sconfitta a un fallimento. Un' idea di gioco dà coraggio. Idea e coraggio si dividono i compiti. Il punto è la produzione offensiva, non il possesso. Si può essere propositivi anche senza palla, come l'Atletico Madrid, con un recupero alto e la ripartenza di qualità. Non ci si può permettere di vincere 1-0 e dare merito al cinismo. Dov'è l'emozione in una vittoria cinica? Il calcio è gioia. La gioia è far gol, non buttare la palla fuori". Parole che quella sera fecero saltare i nervi ad Allegri, ma che forse qualcuno ai piani alti Juve considerò giuste. 

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