Come sarà la Juve di Sarri: Pjanic regista. E Higuain... La rivoluzione bianconera
Maurizio Sarri deve cavarsela da solo. Nel suo primo giorno in bianconero, non ha alcun credito da spendere. Attorno a lui regna lo scettiscismo dei supporters della Juve e il rancore dei partenopei, e di fronte c' è una platea di giornalisti diffidente, perché vederlo lì, sul palco della sala conferenze dell' Allianz Stadium, ingessato in quel completo elegante griffato con il marchio della Juventus, fa effetto, ed è un effetto stridente, stonato, straniante. E nemmeno l' opinione pubblica sembra convinta della sua scelta: sposare il progetto bianconero, sconfessando se stesso e gli anni passati a combattere quei colori. ENTRATA IN PUNTA DI PIEDI - Eppure, per un' ora, tanto dura la conferenza stampa di presentazione, Sarri è calmo e accenna una serie di sorrisi, come se volesse proteggersi e nel frattempo entrare in punta di piedi in un mondo che non gli appartiene, da cui è sempre stato lontano, a cui non sembrava potesse mai approdare. Sarri cerca subito di risolvere tutto ciò che sembra avverso ovvero lo scetticismo del mondo juventino («È il club più importante d' Italia»), il rancore dei napoletani («Li ho rispettati andando all' estero»), i dubbi della critica («È un traguardo meritato dopo una carriera lunghissima»). Infatti sottolinea che è stata la Juventus a sceglierlo, non il contrario: «Non ho mai visto una società così compatta e determinata a prendere un allenatore in 30 anni di carriera». Una volta sciolto l'ambiente, è Sarri a sciogliersi. Si svela, comincia a parlare di calcio, del suo calcio e dell' intenzione di proporlo anche alla Juve. La domanda sullo slogan del club arriva puntuale, ma Sarri non è disposto a trattare: per lui, vincere conta, ma non è l' unica cosa. O meglio, «divertirsi in campo non è antitetico a vincere». Produrre un calcio di possesso, palleggio, coinvolgente e frizzante è un modo per raggiungere il successo, non è un virtuosismo fine a se stesso. Sarri sa di essere stato scelto per coniugare l' esigenza del risultato al bisogno di cambiare identità della Juventus, di convergere verso un calcio propositivo che possa diventare riconoscibile ad una platea estesa, anche a chi non è tifoso della squadra. LA MATURITÀ - Ma Sarri è un artista solo in apparenza: il risultato del suo lavoro è artistico, ma lui in realtà è un pragmatico convinto. Infatti, per paradosso, la sua priorità è la stessa di Allegri, ovvero «mettere in condizione i 2-3 giocatori che possono fare la differenza». Sostiene Maurizio che «il modulo sarà solo una conseguenza delle caratteristiche dei calciatori»: l' integralismo è finito in secondo piano, sullo sfondo, dietro agli uomini. In questa specie di rinuncia, Sarri dimostra di essere maturato durante l' anno al Chelsea, dove «i giocatori erano di livello superiore e andavano esaltate le loro qualità, a costo di produrre un gioco meno fluido». Anche i nomi citati non sono casuali perché hanno come riferimento la qualità: «Bisogna partire dai calciatori di talento, come Ronaldo, Dybala e Douglas Costa», che saranno lasciati liberi di esprimere le loro potenzialità. Con Cristiano, Sarri vorrebbe instaurare il rapporto magico che ebbe con Higuain al Napoli, «portandolo a battere qualche record». E chissà che non possa farlo proprio accanto al Pipita, di ritorno alla Juve e magari rispolverato dal tecnico. Altri, invece, hanno bisogno di essere inseriti nei meccanismi di Sarri per evitare che il loro potenziale vada disperso: si tratta di Bernardeschi, «che deve specializzarsi in un solo ruolo» e Pjanic «che deve toccare 150 palloni a partita». Facilmente, il primo giocherà da ala, mentre il secondo farà il regista. L'esito dell' avventura di Sarri alla Juventus dipenderà dalla capacità dell' uno di adattarsi all' altra, e viceversa, senza snaturarsi. L' impressione è che Sarri abbia cominciato con il piede giusto, perché ha annunciato la disponibilità a cambiare alcuni aspetto di sé, come i vestiti con cui presentarsi in campo: «Non ne abbiamo parlato. Io preferirei non andare in divisa sociale sul terreno di gioco, ma l' importante è che a questa età non mi mandino nudo», scherza Sarri ma nemmeno troppo. Ora si comincia a fare sul serio, gli obiettivi sono importanti («Mi sveglierò ogni giorno pensando di vincere la Champions») e di tempo per scherzare non ne rimane più. di Claudio Savelli