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Nazionale Under 21, l'analisi: non giochiamo più all'italiana, non reagiamo alle azioni

Caterina Spinelli
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La Polonia si è mossa da squadra esperta, rinunciando al gioco e lasciando all' Italia il dovere di governare il pallone, il campo e il pubblico. In sostanza, i polacchi sono stati l' antitesi degli spagnoli, che invece pretendono il dominio e vanno in difficoltà quando trovano chi è in grado di sottrarglielo, impresa riuscita all' Italia nella partita inaugurale. Il paradosso è che la Polonia è stata efficace grazie ad un calcio semplice e molto italiano, un calcio che è diventato la nostra criptonite, un virus a cui non abbiamo trovato rimedio. Non per caso l' Under21 di Di Biagio è passata in svantaggio quando ha perso la tranquillità e di conseguenza le distanze in campo: in quegli spazi si è infilata la Polonia, che poi è tornata nella sua tana difensiva e lì è rimasta fino in fondo, solida e ostinata. L' Italia si è smarrita perché non riusciva a segnare nonostante la quantità di occasioni prodotte, è come se avesse d' un tratto avuto qualche dubbio sull' efficacia del suo gioco offensivo. Anziché cercare le fasce come richiesto da Di Biagio per allargare le maglie della Polonia, gli azzurrini hanno cercato le vie centrali dove il traffico era intenso. Così si sono moltiplicate le iniziative personali e si è dimenticato un senso di insieme, di gioco collettivo. È un peccato di gioventù che va concesso ad una Under. Non abbiamo sopravvalutato questa squadra, semmai abbiamo sottovalutato il tempo ridotto della preparazione a questa competizione, pochi giorni con la rosa al completo in cui Di Biagio ha dovuto creare in fretta un copione ma non aveva modo per introdurre un' alternativa. Così l' Italia non ha saputo aggirare la Polonia. Quest' ultima ha fatto la vecchia Italia, difesa perfetta e senso di resistenza, e ha potuto farlo perché gli azzurri sono ormai il contrario di quanto racconta la storia. Le prime due nazionali sono cambiate così radicalmente che vanno in difficoltà contro chi sa difendere. In sostanza, siamo diventati allergici a chi gioca come giocavamo noi. La notizia a questo punto è che non rappresentiamo più le nostre tradizioni. Può essere negativa dopo una sconfitta, ma è senz' altro positiva in generale, altrimenti non avrebbe ragione un entusiasmo simile per i colori azzurri, se è vero che il Dall' Ara ha segnato due volte il tutto esaurito in pochi giorni. Non giochiamo più all'"italiana", non siamo più quelli che stanno dietro la linea del pallone e reagiscono alle azioni altrui, quelli che trovano il difetto agli avversari e lo mettono in evidenza. Ora, semmai, mettiamo in luce noi stessi, senza timore di mostrare i difetti. Va apprezzata la coerenza, anche quando il risultato è negativo. La difesa bassa dei polacchi ha obbligato l' Italia a rifinire meglio le azioni, ma la rifinitura è il principale difetto di questa Under21 ed è stato fatale perché non esistevano alternative. Il lato positivo è che siamo stati sconfitti più da noi stessi che dagli avversari. Dunque dovremmo sapere cosa c' è da migliorare, a prescindere dall' esito dell' ultima giornata e dalla eventuale, se non probabile, eliminazione. riproduzione riservata. di Claudio Savelli

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