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Nazionale, ma che bell'Italia. Perché nella squadra di Mancini c'è un po' di Sarri

Giulio Bucchi
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Memore dell' incontro ravvicinato del terzo tipo del gennaio 2016, quando si beccò un «finocchio» urlato faccia a faccia che infuocò una gelida notte del San Paolo durante Napoli-Inter, non avrà granché piacere Roberto Mancini a leggere della similitudine tra lo stile della sua Italia del bel gioco e lo stampo calcistico di Maurizio Sarri. Eppure, nei 33' che schiantano la Grecia, oltre alla consolidata filosofia del Mancio c' è molto Napoli, molto Chelsea e, forse, anche molta Juve. Un 4-3-3 con un "sarriano" per reparto (i blues Emerson e Jorginho insieme al napoletano Insigne), con un Verratti alla Hamsik, un Barella alla Allan e un Chiesa alla Callejon. Quest' ultimo forse un po' forzato, con meno disciplina tattica e più voglia di iniziative personali, ma ci si può lavorare. Magari già alla Juve, dove Sarri vorrebbe portare sia l' ex Roma che l' esterno viola, e troverebbe già a Torino Bonucci, Chiellini e De Sciglio. I due tecnici, allora, potrebbero diventare legati da un filo rosso che congiunge lo stesso stile di gioco per molti, sia in Nazionale che nei club. Ma siccome si diceva che Mancini potrebbe non gradire l' accostamento, allora, alzando ancor di più l' asticella, si potrebbe dire che la rivoluzione della bellezza manciniana passi per l' ispirazione più pura possibile, quella offerta dagli esteti del calcio: i brasiliani. Emerson e Jorginho duettano in modo sublime poiché parlano non una ma ben tre lingue comuni: quella italiana, quella portoghese e quella del calcio bailado. Bonucci, invece, viene dalla Tuscia, ma sarebbe il centrale di difesa dei sogni per ogni ct verdeoro. Ha piedi da regista, fisico da corazziere e tempi da incursore. Lo dimostra col colpo di testa con cui devia in rete una pennellata del solito Emerson. E che dire del centrocampo leggero, o di Belotti punta di movimento, o di Insigne che si muove, illumina e segna alla Neymar? Infine, il bomber che non c' è. Un leit motiv del Brasile dai tempi dell' addio di Ronaldo il Fenomeno e dell' Italia dal ritiro di Inzaghi, Vieri e Toni. Ma poco male, per ora, visto che la Nazionale di Mancini ha già portato in gol 15 giocatori diversi. Qualcuno, a margine di tutto questo entusiasmo, dirà che in fondo la Grecia sta dimostrando di essere poca roba. Ma la storia è maestra di vita, e i tempi in cui si faticava ad avere la meglio persino contro Macedonia, Israele, Albania e Svezia non sono poi così lontani. di Daniele Dell'Orco

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