L'Italia in rosa è targata Juventus-Milan. Il debutto in Australia
Magari durerà poco, una partita, un tempo, pochi minuti. O invece crescerà, esploderà si tramuterà in passione, partecipazione. Non si può sapere. Ma domani il fremito, il gusto della novità e la voglia di vedere la partita della Nazionale femminile di calcio ai campionati del mondo cominciati in Francia, si registrerà in molte italiche abitazioni. Può essere l' attimo fuggente, il carpe diem di un movimento esistente da decenni e rimasto sempre nell' ombra, schiacciato non solo dai pregiudizi, ma soprattutto da politiche federali che non hanno mai provato a scoprire come potesse essere l' altra metà della mela, assurta altrove (tipo in Germania, dove il calcio maschile è roba seria) a realtà di pratica e interesse centrali. A partire dalle 13 del 9 giugno, passa invece per il calcio femminile l' autobus da prendere al volo, sperando di non fare la fine di Fantozzi nella celeberrima scena, e che può spingere tutto un mondo oltre colonne d' Ercole mai superate. Una sorta di allineamento di pianeti del calcio italiano ha fatto sì che le azzurre si trovino a riempire il vuoto lasciato dagli uomini, con quella inaccettabile esclusione da Russia 2018. In termini di tempo, un niente rispetto ai 20 anni di assenza delle donne dalla rassegna iridata: ultima volta nel 1999, alzi la mano chi si ricorda. Ma il peso specifico è comprensibilmente diverso, e la ricerca del tempo perduto non pesa su questa squadra che si lancia dalla catapulta del campionato più importante, di sempre, caratterizzato dalle uniche griffes che possono provare ad attrarre nuovi adepti: Juve, Milan, Roma, Fiorentina, nomi e colori che dipingono anche questa Nazionale. Quattordici giocatrici su 23 vengono proprio dai due club più blasonati, 8 le juventine campionesse d' Italia, 6 le milaniste portate in alto da Carolina Morace, un po' inspiegabilmente poi congedata dai rossoneri. Impareremo in fretta i loro nomi, la capitana Sara Gama e il suo casco di riccioli, il portiere Laura Giuliani, la coppia d' attacco bianconera formata da Cristiana Girelli e Barbara Bonansea. Le chances di Azzurra non sono elevatissime e il banale "niente da perdere" è il transfer psicologico perfetto per tentare salti apparentemente troppo lunghi. Proprio la Bonansea ha sottolineato la tranquillità con cui l' Italia approccia all' appuntamento. L' Australia (numero 6 al mondo), avversario del match inaugurale, è favorita del girone; e poi c' è il Brasile, in leggero ribasso, ma pur sempre il Brasile anche in territorio femminile. In un Mondiale a 24 squadre, c' è pure posto anche per 4 ripescaggi dei terzi posti per accedere a quegli ottavi che sarebbero il sinonimo del successo della spedizione guidata da Milena Bertolini, cittì che potrà godersi l' inedito status di non avere 50 milioni di colleghi posizionati su spalti e divano che le spiegano cosa fare, come è capitato a tutti i suoi omologhi maschi. Bertolini, sulla soglia dei 53 anni, è stata una difensore centrale e ha scritto un libro, "Giocare con le tette", che la dice lunga - oltre che sulla sua ironia - sulla consapevolezza di avere a che fare con una missione impossibile, non vincere i Mondiali, ma convincere i connazionali che il calcio è anche "donna": «Saremo noi a salvare il football», dice, e un po' boldrinianamente rivendica un salto culturale anche nei termini: chiamatemi miss, altro che mister. Cara miss Bertolini, una scommessa a distanza: la richiesta è difficile, ma lei e le azzurre prendete al volo quel fremito, ed entusiasmateci. Se c' è una cosa tramite la quale è possibile fare una rivoluzione in Italia, è una vittoria ai Mondiali di calcio. di Davide Gondola