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La Juventus di Maurizio Sarri? Ecco che squadra sarebbe: giocatori, modulo e mentalità

Davide Locano
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Sedici anni fa, mentre alzava al cielo il suo primo trofeo come allenatore professionista - una Coppa Italia di Serie D, con cui concludeva la stagione 2003 alla guida del Sansovino - Maurizio Sarri esplodeva in un sorriso spontaneo. Aveva 44 anni e il futuro, in quel momento di gioia, appariva più luminoso che mai. Un anno prima aveva lasciato il lavoro in banca per dedicarsi a tempo pieno al calcio: era una decisione che maturava da 12 anni, cioè da quando aveva iniziato ad allenare (in seconda categoria, allo Stia), perché la sensazione era quella di non poter arrivare ai vertici dedicando solo mezza giornata al pallone. E la paura era quella di gettare al vento il talento. Così, un anno dopo aver cambiato vita, Sarri sublimava la scelta con un trofeo che aveva quindi un valore doppio: in quel momento si rese conto di poter vivere di calcio e di poter diventare, un giorno, uno dei migliori allenatori al mondo. Leggi anche: Il crollo in diretta di Maurizio Sarri IL SECONDO SORRISO  Due giorni fa, con qualche capello in meno e il viso scavato da qualche ruga, Sarri ha sfoderato di nuovo quel sorriso. Non erano più i giocatori del Sansovino a consegnargli la coppa, ma quelli del Chelsea, e il trofeo non era la Coppa Italia di Serie D, ma l' Europa League. Il cerchio si è chiuso: il calcio di Sarri, d' un tratto, non è più soltanto bello, ma è anche vincente. E soprattutto è vincente lontano dall' Italia, alla faccia di chi sosteneva l' impossibilità di replicare all' estero il modello sarriano, cresciuto nei campi di provincia dello Stivale. Vale ancora di più questa Coppa perché Sarri la conquista quando il suo Chelsea comincia a giocare come desidera lui, ovvero dopo la prima mezz' ora di sofferenza. Per uno come Maurizio, è un dato importante, perché conta più il modo in cui arrivi alla vittoria che la vittoria stessa. Conta anche il fatto che ciò venga ora riconosciuto, non solo dall' opinione pubblica, ma anche dagli addetti ai lavori: tradotto, l' altro successo di Maurizio è l' interesse che la Juventus sta mostrando nei suoi confronti. Perché si tratta della società campione d' Italia, ma anche perché il club bianconero ha deciso di rinunciare ad Allegri per la sua nemesi. L'interesse della Juve è un riconoscimento al lavoro di Sarri, al suo modo di intendere la professione di allenatore e il calcio, perché si tratta di un club che vira in maniera decisa verso un altro modello di gestione tecnica. È come se ammettesse di aver bisogno dell' ex Napoli per riuscire nel salto di qualità definitivo, non più che Sarri ha bisogno della Juve per compiersi. Così, la trattativa tra Juve e Chelsea per liberare il tecnico italiano procede, al fianco però del corteggiamento insistente e continuo dei bianconeri per Guardiola. La Juve ha scelto entrambi, perché vuole dotarsi di quel tipo di calcio. E qualora il catalano fosse irraggiungibile, l' italiano sarebbe perfetto per spianare la strada, considerando che tra due anni Pep sarà libero dal contratto con il City. I MODULI POSSIBILI I principi di gioco sarebbero gli stessi, magari potrebbe variare il modulo: Sarri potrebbe anche riciclare il suo 4-3-1-2, dovesse ricevere in dono due centrocampisti come Milinkovic-Savic e Isco, perché così valorizzerebbe il centrocampo, avanzando Ramsey sulla trequarti, sul modello del suo primo Empoli. Altrimenti, via di 4-3-3, valorizzando Cancelo nel ruolo di terzino destro, Pjanic (che Pep segue da tempo per il suo City) come vertice basso, Ramsey come mezzala d' inserimento e l' obiettivo Isco come interno associativo. In attacco, poi, troverebbe nuova linfa Dybala nel ruolo di centravanti di manovra, perfetto appoggio per Ronaldo e Bernardeschi o Douglas Costa, che Pep volle al Bayern qualche anno fa. Quindi tutto sembra tornare, in ogni caso: la nuova Juve sta per nascere e ci si può già fare un' idea su come sarà. di Claudio Savelli

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