Massimiliano Allegri, il vero motivo dell'addio alla Juventus: "Lo ha deciso Agnelli", e piange in diretta
Mai così teso, mai così emozionato. Massimiliano Allegri non riesce a trattenere le lacrime in quella che passerà alla storia come la conferenza stampa del suo addio alla Juventus, dopo 5 anni di trionfi e due sole, insuperabili delusioni: le sconfitte nelle finali di Champions League contro Barcellona e Real Madrid. Leggi anche: "L'ha comunicato in lacrime". Allegri, altro che addio consensuale: crollo emotivo nello spogliatoio A fianco del presidente Andrea Agnelli, che gli ha consegnato una maglia celebrativa con il numero 5, e davanti ai suoi giocatori schierati in prima fila insieme a Fabio Paratici, l'uomo-mercato della Signora, Allegri ammette: "Basta lacrime, ho già dato ieri". Poi, a scanso di equivoci, ammette che la decisione di divorziare è stata presa dalla società: "Ringrazio il presidente, ringrazio i ragazzi, ci siamo tolti tante soddisfazioni, lascio una squadra vincente che ha le potenzialità per ripetersi e fare una grandissima Champions. Quando ci siamo visti con la società abbiamo espresso i nostri pensieri sul futuro della Juventus, io ho dato il mio parere e la società ha deciso che l'allenatore non fossi più io". "Questo - assicura - non cambia niente a livello di rapporti. È arrivato il momento di lasciarsi, ma nel migliore dei modi". "Non è vero che avevo chiesto anni di contratto e giocatori, a questo non ci eravamo neanche arrivati - entra nel dettaglio -. Una sera sono stato a cena a casa del presidente, mi avevate seguito ma non mi avete trovato, poi due giorni fa ci siamo visti con Nedved e Paratici. Alla fine Agnelli, da decisionista qual è, ha deciso che non potevo più rimanere. Il 5 e 5 è una cosa che si mangia a Livorno e per me va bene così". Secondo molti, la rottura vera è arrivata dopo l'eliminazione bruciante ai quarti di Champions contro l'Ajax, con tanto di critiche pesantissime al "brutto gioco" dei bianconeri: "Non ha pesato l'onda di critiche dell'ultimo periodo, c'è stato un confronto con tutti. Abbiamo portato a casa scudetto e Supercoppa, non è stata un'annata negativa. A calcio anche difendere non è vergogna: il Real in finale ha difeso meglio di noi, per questo ha vinto. Non ho ancora capito che cosa vuole dire giocare bene. Se uno non vince mai un motivo ci sarà. A Livorno nel gabbione vincevo tutti i tornei, ne ho perso uno solo. Non c'è nulla da fare: quelli che vincono sono più bravi degli altri".