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Nazionale, Fabrizio Biasin: "Vi spiego perché questo gruppo ha un futuro"

Cristina Agostini
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Partiamo subito con una rivelazione che solo i grandi esperti avranno notato: l'Italia è inserita in un girone fantozziano. Vi diranno che, no, bisogna essere umili e stare molto attenti, e siamo d' accordo, ma non arrivare primi o secondi nel gruppo con Finlandia, Bosnia, Grecia, Armenia, Liechtenstein, sarebbe complicato anche per Toninelli.  Bene, fatta questa simpaticissima battuta, veniamo al sodo: Mancini sta facendo un bel lavoro. All'inizio pareva un filo rintronato, disperso tra dichiarazioni retoriche e convocazioni democristiane, ma stava semplicemente sperimentando. Ora no, ora ha stretto le maglie: il gruppo c' è, lo abbiamo visto e «pesato». Ha ancora tanti difetti, per carità, ma anche una anomala attitudine al gioco offensivo e al palleggio (cosa rara in azzurro). Ci sono i piedi buoni e chi scende in campo sa di avere un compito importante: far dimenticare a una marea di italiani incazzati gli anni del fallimento. Ripetiamo ad altissima voce: non abbiamo l'abbondanza della Francia, la tecnica della Spagna e neppure la freschezza di Belgio e Olanda, ma a un anno abbondante dal via del primo Europeo itinerante (partita d' esordio a Roma, almeno l' Olimpico dovrebbe resistere) possiamo essere minimamente ottimisti. E voi direte: «Sì, ma chi segna?». E questo in effetti è un problema non da poco. L' Immobile azzurro sotto porta somiglia poco a quello celeste, Quagliarella è fortissimo ma alla sua età rischia di scadere come uno yogurt, Balotelli lasciamo perdere, Belotti si vedrà, Kean è ancora una scommessa (ma che gol ieri!). Son problemi, è vero, ma il tempo è dalla parte di Mancini. E anche la fortuna è da sempre dalla sua parte e la fortuna, nel calcio, è (quasi) tutto. di Fabrizio Biasin

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