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Milan, ecco il piano di Barbara Berlusconi su Galliani, osservatori, mercato e sprechi

La consigliera rossonera e papà Silvio in perfetto accordo: bisogna cambiare. Maldini e Fenucci possibili arrivi, giro di vite sulla parte tecnica

Giulio Bucchi
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"Ho parlato con il presidente Berlusconi ieri sera e mi ha confermato la assoluta fiducia in Allegri". L'amministratore delegato del Milan Adriano Galliani non cita mai Barbara Berlusconi, eppure il giorno dopo l'affondo della figlia del Cavaliere i titoli di giornali, siti e forum di tifosi rossoneri sono solo per loro. Barbara e Adriano. Anzi, Barbara contro Galliani. Il commento, rapido, dell'ad rossonero in sella da 27 anni, è solo sulle questioni tecniche, dal mister Massimiliano Allegri, in bilico dopo l'ennesima sconfitta (0-2 a San Siro contro la Fiorentina) a Mario Balotelli in astinenza da gol ("In ogni caso, è incedibilissimo"). Il guaio di Galliani è che sulla graticola a Milanello non ci sono solo Allegri e Balotelli ma pure lui, responsabile delle scelte tecniche in queste ultime stagioni, in cui il presidente Silvio Berlusconi si è giocoforza allontanato dalla "sua" squadra. Al suo posto, nel consiglio di amministrazione, è entrata stabilmente la figlia Barbara che per la prima volta domenica sera, tramite un'agenzia Ansa, ha fatto trapelare la propria insoddisfazione per la gestione del club. "Un cambio di rotta" è quello che ha chiesto la consigliera Berlusconi, precisando poi di "non aver mai chiesto il cambiamento di Galliani", cercando di smussare gli spigoli. Ma di fronte a 16 punti di distacco dalle terze in classifica (Juventus e Napoli, virtualmente imperdibili) e con la qualificazione alla fondamentale Champions League 2014/15 praticamente già saltata neanche a metà stagione, la critica radicale all'operato del massimo dirigente rossonero resta eccome. Duello Berluschina-Galliani sul futuro del Milan: voi con chi state? Gli errori del mercato - Al centro della contestazione berlusconiana (Barbara non ha espresso un pensiero diverso da quello di papà Silvio) c'è innanzitutto il mercato. "Il Milan non ha speso poco, ma ha speso male", attaccava Barbara. Nel mirino l'acquisto di Alessandro Matri per 12 miliardi (quelli guadagnati dalla cessione di Boateng), per esempio, in un ruolo già fondamentalmente coperto a differenza di reparti cronicamente in difficoltà: la difesa, che poggia ancora sulle lune di Philippe Mexes e con il mediocre Constant titolare obbligato in mancanza di De Sciglio. A centrocampo, poi, l'incapacità di aver trovato un sostituto vero per Andrea Pirlo, messo alla porta nel 2011 per esigenze economiche ma soprattutto per decisione tecnica: nel ruolo, Allegri preferiva un giocatore alla Van Bommel. Con l'addio dell'olandese, 2 anni più vecchio di Pirlo, e di Ambrosini si è aperta una voragine. Le critiche ad Allegri sono anche tattiche: il 4-3-3 dell'ex mister del Cagliari non ha mai convinto il presidente, meglio il 4-3-1-2. Storia nota, ma Galliani ha sempre fatto il parafulmine anche nei momenti più complicati, per esempio lo scorso giugno quando le strade di Allegri e Milan sembravano essersi separate. Allora fu l'amministratore delegato a mediare tra le parti, trovando un compromesso economicamente accettabili per entrambi. L'anno prossimo in ogni caso Allegri non sarà più sulla panchina rossonera. Si tratta di capire ora chi arriverà (magari prima di giugno 2014): Clarence Seedorf, Pippo Inzaghi, l'ex ct dell'Under 21 Devis Mangia, sacchiano di ferro? Tutti nomi che piacciono a Silvio e Barbara, meno a Galliani.  Sprechi e osservatori: si cambia - Sotto l'aspetto societario, c'è poi un'accusa forte all'ad: quella di aver esiliato un big come Paolo Maldini, con cui si lasciò malissimo ai tempi dell'addio al calcio. L'intenzione di Barbara sarebbe quella di portare in società l'ex capitano rossonero, 45 anni, magari come team manager o uomo di rappresentanza all'estero, un po' come Luis Figo all'Inter. Questione di sentimenti e d'immagine, come piace al Cavaliere. Sul lato strettamente economico, la volontà di Barbara Berlusconi è di imporre un cambio di linea forte. Più investimenti sul settore giovanile, con una rifondazione del quadro degli osservatori che negli ultimi anni non hanno portato a casa i colpi sperati (l'ultimo fenomeno arrivato giovane ed esploso in rossonero fu Thiago Silva nel 2009, e prima ancora Pato nel 2007 e Kakà nel 2003). Troppo poco. E pure di talenti italiani ne sono sbocciati pochi, anche nel settore giovanile: l'unico diventato titolare fisso in prima squadra è Mattia De Sciglio. Degli altri (Merkel, Fossati, Verdi, Comi, Strasser, Zigoni, per esempio) si sono perse le tracce dopo l'ottimismo prospettato da via Turati. Di questo e di tutti gli sprechi di un organico societario imponente ma a conti fatti poco redditizio (ricordate i fagiolini troppo costosi a Palazzo Grazioli?) dovrà rendere conto Galliani. Forse lo farà a quello che fonti capitoline riferiscono essere il futuro responsabile della parte finanziaria del Milan, l'attuale ad della Roma Claudio Fenucci. A meno che non sia proprio Fenucci l'uomo che sostituirà l'apparentemente insostituibile Adriano.  di Claudio Brigliadori

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