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MotoGp a rischio rovina, come la Formula 1: il Var lasciamolo al calcio

Giulio Bucchi
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La vittoria di Andrea Dovizioso e della Ducati resterà ancora sub-iudice, per quanto non si sa: di certo la Federazione Internazionale dovrà decidersi non più tardi del prossimo appuntamento in calendario, il Gp di Argentina del 31 marzo. Il ricorso di Aprilia, Honda, Ktm e Suzuki che sta mettendo in dubbio il risultato del Gp del Qatar si basa sul presupposto che il deflettore sul forcellone posteriore montato dalla Ducati sia permesso solo in caso di pioggia: a loro dire, la Rossa avrebbe avuto un vantaggio aerodinamico sull' asciutto con quel pezzo. «Ma i giudici avevano dato l' ok», si oppongono in Ducati. Ora, le questioni tecniche piacciono ai tifosi, i processi a colpi di carte bollate per niente. Quanto successo in F1 andrebbe imparato rapidamente da chi gestisce il Motomondiale. I continui sotterfugi, il vivere sul filo dell' interpretazione delle norme e l' abitudine ai ricorsi contro gli avversari hanno allontanato gli appassionati. Il mondo delle moto ha già assorbito troppi lati negativi dalle F1, come la preponderanza delle gomme sulle prestazioni complessive del mezzo, la preponderanza dell' elettronica sulle capacità pure del pilota. Il motociclismo "pane e salame" è il passato ed è bene così, tuttavia immaginare i tecnici al muretto con una chiave inglese in una mano e le fotocopie del regolamento nell' altra è una prospettiva che non ci piace per niente. Il Var lasciamolo al calcio. di Tommaso Lorenzini

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