Milan, Riccardo Montolivo: il capitano silenzioso che fa vincere la squadra senza giocare mai
La storia di una carriera può cambiare in 70 giorni. Lo sa bene Rino Gattuso che il 22 dicembre si trovava con il suo Milan a -6 dall' Inter e dieci settimane dopo guarda i rivali cittadini dall' alto del terzo posto. E lo sa anche Riccardo Montolivo, tornato in qualche modo protagonista in questo Diavolo dei miracoli pur senza aver mai messo piede in campo, finora, in nessuna competizione della stagione. «Ho la fortuna di avere ragazzi che non mi mandano a quel paese, ma mi reputano credibile. Li ringrazio, a partire da Montolivo che non ha mai giocato», sono state le parole a sorpresa dell' allenatore rossonero dopo la sofferta vittoria sul Sassuolo che ha sancito il sorpasso ai cugini. Leggi anche: Luciano Moggi e l'elogio di Gattuso Incredibile ma vero, per un calciatore sceso in campo per l' ultima volta il 13 maggio scorso e da allora rimasto ai margini del gruppo. Sembrava la nemesi per i tanti fischi di questi anni, per un giocatore criticato dai tifosi ma sempre confermato dai vari allenatori che si sono alternati in questi anni a Milanello. Almeno fino a che Rino Gattuso, in estate, ha deciso la rottura con la clamorosa esclusione dalla tournée in Usa. È stato qualcosa più di un avvertimento da parte dell' allenatore, probabilmente deluso - negli ultimi mesi del campionato precedente - dall' atteggiamento dell' ex capitano, che era stato degradato all' inizio del 2017/18 per fare di Bonucci il simbolo del Milan cinese. Yonghong Li è sparito, il centrale è tornato alla Juve e Alessio Romagnoli ha vinto il ballottaggio con Giacomo Bonaventura per la fascia di leader. La parentesi di Montolivo sembrava chiusa, eppure Riccardo non ha avuto voglia di cambiare aria. Anche perché il contratto pesante da 2,5 milioni ha allontanato molte pretendenti. CACCIA ALLA SPIA A mercato chiuso, a fine settembre, è arrivata la puntata successiva, con Gattuso che in conferenza stampa ha annunciato di voler dare la caccia «alla spia» dello spogliatoio. I sospetti sono caduti subito sullo stesso Montolivo, escluso pochi giorni prima persino dalla partita in Lussemburgo contro il Dudelange, affrontata con le seconde linee dai rossoneri (in campo persino Bertolacci, trattenuto in estate ufficiosamente per volontà dello stesso allenatore e poi finito a sua volta ai margini). Si è arrivati così, appunto, al 22 dicembre, una data non casuale. E non solo perché Milan-Fiorentina 0-1 è stata l' ultima sconfitta dei rossoneri in Italia, escludendo ovviamente la Supercoppa di Gedda. Quel giorno ha rappresentato l' apice dell' emergenza rossonera, oggi solo un lontano ricordo di fronte a qualcosa che somiglia all' abbondanza (possibile turnover con il Chievo sabato sera). Con Biglia e Bonaventura lungodegenti, contro la Viola il Diavolo ha dovuto fronteggiare la doppia squalifica di Kessie e Bakayoko. «Ora Gattuso non potrà più fare a meno di Montolivo», pensavano tutti. E invece Rino è restato coerente alla sua decisione di rinunciare all' ex capitano rossonero: «Non ha minutaggio e queste sono le mie scelte. Un giocatore mi deve piacere per metterlo in campo, ora ci sono altri più avanti di lui», aveva spiegato alla vigilia. I LIMITI DELLA LOGICA «La decisione dell' allenatore di non prenderlo in considerazione va rispettata, anche se ha oltrepassato i limiti della logica», aveva replicato prima del match l' agente del centrocampista, Giovanni Branchini. Ma l' allenatore ha preferito adattare Calabria a centrocampo, accanto all' arma della disperazione Josè Mauri, e arretrare Calhanoglu. Anche a costo di venire punito da un gol di Chiesa. Si è tornato così a parlare di mercato, tra piste note (Genoa e Bologna) e più complicate (il Monza di Berlusconi e Galliani), ma Montolivo ha deciso di restare fino alla scadenza del contratto il prossimo 30 giugno. E così ora si allena e va in panchina con professionalità, mentre Rino con coerenza lo tiene fuori ma lo ringrazia per il «rispetto». Nel frattempo, sono passati nove turni da quella 17esima giornata, i rossoneri hanno scalato la zona Champions con i gol di Piatek e una super difesa (otto volte a porta inviolata in undici gare), ma soprattutto grazie a un' incredibile unità di spogliatoio. Merito, anche, dell'ex capitano. di Francesco Perugini