"Io, pedinato dal Milan". Parla la firma di Libero spiata da Marco Fassone
Il primo messaggio su whatsapp mi arriva alle sei del mattino. Mi sveglio, stropiccio gli occhi e apro il file che contiene l' articolo di un giornale. Titolo: «Elliott accusa Fassone: spiava manager e giornalisti». Lì per lì non realizzo, poi leggo ancora: «A essere spiati e pedinati erano 4 giornalisti di testate nazionali... Carlo Festa del Sole 24 Ore, Luca Pagni ed Enrico Currò di Repubblica e Tobia De Stefano di Libero...». Azz... Come? Quando? Io, ma proprio io, pedinato...? Roba da matti, roba da film... roba di cui avrò scritto qualche volta... ma pensare che potesse succedere a me. È incredibile. E allora sì che realizzo. Riavvolgo il nastro della memoria e cerco di ricordare che cosa ho fatto in quegli 11 giorni (dal 19 febbraio al 2 marzo del 2018) quando due auto con quattro operatori mi hanno seguito scattando delle foto e vivisezionando tutte le mie azioni. Accompagnavo mia figlia a scuola. Passeggiavo con mia moglie. Andavo in redazione. Incontravo un amico per una birra. Bevevo un caffè con una fonte per lavoro. Click. Click. Click. E giù foto. Per poi ricamarci su, studiare chi era quell' amico, chi era l' amico dell' amico ecc ecc. Immagino che sia andata proprio così. Per questo mi sento violato nella privacy più profonda, quella intima, quella che riguarda me stesso, la mia famiglia e nessun altro. E perché? Tutto questo per aver seguito sin dall' inizio la surreale vicenda della cessione del Milan. Aver riportato delle notizie, aver fatto insomma il mio lavoro. Cosa che evidentemente ha dato fastidio all' ex amministratore delegato del club rossonero, Marco Fassone, che ora è in causa con i nuovi proprietari di Elliott. UN'OPERAZIONE STRANA Tutto parte dal closing, appunto. Aprile del 2017. Lo storico passaggio di uno dei club più titolati al mondo da Silvio Berlusconi allo sconosciuto cinese Yonghong Li. Affare che è stato in dubbio fino all' ultimo giorno, almeno fino a quando non è entrato in ballo il fondo Elliott che ha prestato 300 milioni e passa (a tassi di interesse altissimi, per una parte sopra l' 11%) a Li. L' operazione è strana e i giornali ne scrivono tanto, ma la proprietà orientale risponde alle perplessità con i fatti. Spende più di 200 milioni (pare volesse comprare anche Cristiano Ronaldo!) e con una campagna acquisti faraonica e promette di riportare i rossoneri ai fasti di un tempo. Dai sogni alla realtà però il passo è brevissimo. Il Milan è costruito male, ben presto la squadra arranca fuori dalla zona Champions (obiettivo minimo a inizio anno) e soprattutto emergono le prime perplessità sulla solidità finanziaria di Yonghong Li. A novembre, un' inchiesta del New York Times pone seri dubbi sul patrimonio di Li e a dicembre l' Uefa boccia la richiesta di voluntary agreement dell' ad Fassone. Libero anticipa alcune notizie (alcune decisioni dell' Uefa per esempio) e inizia a mettere in dubbio la capacità della nuova proprietà di ottenere un rifinanziamento. Cioè di trovare una nuova banca che gli presti altri soldi (500 milioni?) per pagare Elliott e allungare la scadenza stabilita con il fondo americano: se entro ottobre 2018 Li non restituisce 380 milioni di euro (i 300 del prestito più interessi e commissioni) il Milan passa all' hedge fund di Paul Singer. A novembre, per esempio, sveliamo che oltre alla Bgb Weston, con la quale pare il Milan avesse firmato un' esclusiva, c' è un' altra banca (Jefferies) con la quale la dirigenza rossonera stava trattando l' operazione di rifinanziamento. Capiamo che quella notizia al Milan non piace. Comprendiamo i motivi del nervosismo. Ma tiriamo avanti. I FATTI CI DANNO RAGIONE Anche perché continuiamo a raccontare i fatti che ci danno ragione: il 2018 sarà tutto un susseguirsi di capitomboli. Il rifinanziamento non arriva. L' Uefa sbatte il Milan fuori dall' Europa. E mister Li perde il club per non aver trovato 32 milioni di euro. Cioè, il cinese lascia sul piatto più di 400 milioni perché non è riuscito a scovare una banca che gli prestasse 32 milioni di euro o un compratore per limitare le perdite. Una vicenda incredibile. Surreale, visto che mister Li da luglio è praticamente scomparso dai radar. Di lui non si hanno più notizie. Con questo credevo di aver visto tutto. Ma non immaginavo che, almeno per me, il bello dovesse ancora arrivare. Io spiato, seguito, pedinato. di Tobia De Stefano