Sergio Pellissier, il bomber da 110 e lode cerca l'ultima impresa col Chievo
Centodieci e lode. Sergio Pellissier, valdostano, ha toccato l' ennesimo record di gol segnati in serie A. Un primato storico per il semplice motivo che l' attaccante 39enne ha superato Van Basten e Zola (fermi a 90 reti) con una sola maglia. Quella del Chievo. La segnatura di domenica, siglata al Bentegodi, è stata speciale per due motivi: 1) Umano. Da oltre un anno il figlio di Pellissier va a bordocampo, quando i gialloblu giocano in casa. E il bomber aveva il desiderio di gonfiare la rete per poi abbracciare il suo bambino. Non c' è stato verso. Un po' perché Sergio giocava a singhiozzo, un po' per il fatto che i clivensi non hanno mai vinto un match in questa stagione. Sono ultimi a due punti. L' altra sera, intorno alle 18.30, il miracolo. Assist perfetto di Birsa, Pellissier corre come un ventenne in mezzo a due difensori della Lazio, e di destro calcia quasi al volo appena entrato in area di rigore. Tiro perfetto. Senza guardare la porta. Rete spettacolare. Chievo in vantaggio. L' attaccante impazzisce di gioia. Festeggia con i compagni e poi, finalmente, un abbraccio intenso, commovente, con il figlio. Pochi secondi di una gioia che non si può spiegare. A fine gara, il capitano dei ragazzi allenati da Mimmo Di Carlo, si lascia andare: «Dopo questo abbraccio, posso andare anche in pensione...». 2) Sportivo. È vero che il Chievo si trova in una situazione disperata. Ha subìto la penalizzazione di tre punti, per via di presunte irregolarità imputate al presidente Campedelli sulle plusvalenze legate alla compravendita di calciatori. Inoltre la squadra è al terzo allenatore in tredici giornate. In più non ti salvi con i pareggi, benché i punti siano arrivati in casa del Napoli e fra le mura amiche con la Lazio. Però che carica in queste ultime due partite. Che grinta in campo. Che spirito Chievo. E l' uomo che non ha mai mollato, anzi sta cambiando la rotta di una stagione nata disgraziata, è proprio il vecchio capitano. La bandiera. LA GAVETTA E LE PANCHINE Pellissier, nato ad Aosta il 12 aprile 1979 (il giorno di San Zeno, patrono di Verona, destino) è arrivato al Chievo in pianta stabile nel 2002, l' anno successivo a quello dei miracoli targato Luigi Delneri. Veniva dalla serie C, dalla serie B. Salernitana, Varese, Spal... Era cresciuto alla scuola granata del Torino. Con i gialloblu inizia piano, ma subito si fa notare: segna. Eccome se insacca... Delneri se ne va e arriva Bepi Pillon in panchina. Sergio è titolare fisso e supera la doppia cifra per un paio di stagioni. Gioca i preliminari di Champions, ma il sogno di entrare nel girone si ferma contro una squadra bulgara. La mancata qualificazione segna l' annata 2006-2007: il club di Campedelli retrocede in serie B. Unica volta, nella storia del Chievo. Prima del 2007 i gialloblu della Diga erano sempre stati promossi. Pellissier non lascia, carica invece il gruppo con Iachini in panchina. Subito il ritorno in A. E poi dieci stagioni ininterrotte nella massima serie. Tutto facile? Per niente. Il bomber aostano è stato sul punto di lasciare la squadra. Quando Corini fu scelto come allenatore. Sergio spedito ad allenarsi addirittura con la Primavera. Giocava a sprazzi, nonostante segnasse appena metteva piede in campo. LA RABBIA CONTRO VENTURA Gli anni passavano e i mister successivi hanno sempre utilizzato il campione classe '79 come rincalzo. Lo stesso Pellissier ha raccontato: «Mi sono sempre allenato per farmi trovare pronto, poi però mi sentivo chiedere: te la senti di giocare?». Che domande. A uno che ha festeggiato le 500 presenze con il Chievo e oltre 400 in serie A, segnando appunto oltre cento gol. Che domande... Il top è arrivato con Ventura. L' ex ct della Nazionale è arrivato al Chievo denigrando il gruppo. E il gruppo gli ha voltato le spalle. Ovvio. Così l' uomo che ha condannato l' Italia alla figuraccia Mondiale si è dimesso. Un gesto liberatorio, che però ha fatto incazzare il mite capitano clivense: «Pazzesco!!! Comunque qui siamo abituati ad essere sempre in difficoltà e ne usciremo a testa alta. Non si può ottenere qualcosa nella vita senza lottare: non ci sarebbe gusto no? Ripartiamo ancora da zero e questa volta saremo ancora più forti». Di Carlo, appena arrivato a Veronello, ha parlato con Pellissier: «Non mi devi dimostrare niente. Ripartiamo da te». Ed ecco il gol numero 110. Con lode. di Giuliano Zulin