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Monaco, chi è il patron russo Ryboblev: orge, omicidi e mercato anti-fairplay

Da sinistra, il magnate russo Dmitry Ryboblev e il principe Alberto di Monaco

Il proprietario della squadra di Montecarlo che ha già acquistato Falcao e punta a scalvacalre il Psg ha un passato turbolento. E un futuro da pigliatutto

Giulio Bucchi
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di Tommaso Lorenzini Arriva un paperone nel calcio e subito gli presentano lo spettro del Fair Play Finanziario, come se a gente come gli sceicchi o Roman Abramovich l'austerity pallonara importasse qualcosa. Figuriamoci al magnate Dmitry Rybolovlev, dal dicembre 2011 proprietario per due terzi del Monaco (con l'accento sulla o). Il 47enne russo, re dei fertilizzanti, ha riportato la squadra del Principato in Ligue1 e ora si prepara a dare il benservito a Ranieri per ingaggiare un top mister (Mancini? Mourinho?); ha già messo le mani sul super bomber 27enne Falcao (60 milioni all'Atletico e 12 al giocatore), quasi su Tevez (29 anni, in scadenza a giugno 2014 col City e al quale è stato offerto un quadriennale da 10 milioni netti) ora si parla anche di Evra, Valdes e Lampard. Operazioni in linea con l'ingaggio (merito del ds, l'ex milanista Marco Simone) la scorsa estate degli astri nascenti Dirar (dal Brugge per 7,5 milioni di euro) e di Ocampos dal River Plate (altri 16 milioni). Incredibile, in un club che in sei anni ne aveva spesi 87 ed era in attivo di 22. L'obiettivo è conquistare lo "scudetto" da neopromossa (in Francia c'è riuscito proprio il Monaco nel 1978) e intaccare il nascente predominio del Psg, sia sul campo sia nell'appeal mediatico, complice la promessa fatta al principe Alberto (che aveva avuto ovviamente  l'ultima parola sulla cessione al russo) di investire almeno 100 milioni in quattro anni. Rimane il problemuccio della "tassa Hollande" e della fiscalità francese, ben più pesante di quella monegasca: gli è stato chiesto di adeguarsi, magari pagando  200 milioni forfettari e spostare la sede in terra francese: basterebbe letteralemente attraversare la strada e trovare un ufficetto davanti allo stadio Louis II... Soldi, sesso e misteri - Poca roba per Rybolovlev, ex studente di medicina diventato qualcuno grazie all'apertura di una compagnia d'investimenti, poi una banca, Credit FD, facendo infine fortuna con la caduta del comunismo, quando acquista a un prezzo stracciato una società che produce fertilizzanti a base di potassio, estratto dalle miniere degli Urali. Il gran colpo nel 2004, quando apre a Ginevra una società di trading. Ma Putin vuol rimettere le mani su tutte le materie prime, Rybolovlev viene tirato dentro all'omicidio di un imprenditore molto vicino allo “zar”, sta in galera 10 mesi ed esce solo perché un testimone “incredibilmente” si ritira. A quel punto cambia aria. Vende le azioni del gruppo Uralkali per 5,3 miliardi di dollari a Suleiman Kerimov, patron dell'Anzhi (quello di Eto'o) e ad altri uomini legati al Cremlino e ripara tra Svizzera e Monaco. Oggi il suo patrimonio personale stimato da Forbes è 9,5 miliardi di dollari, sparso tra Cipro, Svizzera, Isole Vergini e Singapore, ma la più grande minaccia viene dalla ex moglie Elena (conosciuta a scuola, poi sposata a 25 anni: da lei ha avuto due figli, fra cui la splendida Ekaterina, 23 anni), che ha chiesto il divorzio e 6 miliardi per danni e interessi dopo aver scoperto numerose orge che Dmitry avrebbe fatto nel suo yacht con varie modelle.

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