Muore Pietro Mennea, atleta olimpionico
Il campione si è spento questa mattina all'età di 61 anni
Un italiano che ha segnato la storia dell'atletica azzurra, dal carattere schivo, nato nel sud Italia da una famiglia modesta con la determinazione tipicamente meridionale che lo ha reso forte, il più forte fra i velocisti italiani. Ma nella vita di Pietro Paolo Mennea, nato a Barletta, il 28 giugno 1952 non c'è solo la pista dell'atletica che lo ha reso famoso in tutto il mondo ma anche la politica e la professione di avvocato. Mennea, detentore del primato mondiale dei 200 metri piani dal 1979 al 1996 con il tempo 19“72, attuale record europeo, sfidò il mondo alle olimpiadi di Mosca vincendo la Medaglia d'oro nel 1980. Terzo di cinque figli, il papà Salvatore è un sarto e la mamma Vincenza, una casalinga. Dopo le medie si iscrisse a ragioneria. A 15 anni, su uno stradone di Barletta, sfidava in velocità una Porsche color aragosta e un'Alfa Romeo 1750 rossa: a piedi, sui 50 metri, batteva l'una e l'altra e guadagnava le 500 lire per pagarsi un cinema o un panino. Ha Proseguito gli studi all'I.S.E.F.. Figura centrale nella vita di Mennea è stato il suo professore di educazione fisica, suo pigmalione, che lo spinse all'atletica, e divenne così la "freccia del sud" che fece impazzire l'Italia con il titolo olimpico davanti ai "mostri" sacri di colore e dell'Est. Si è sposato con sposato Manuela Olivieri e si è laureato a Bari una prima volta in scienze politiche ma ha conseguito anche le lauree in giurisprudenza, scienze dell'educazione motoria e lettere. Addio a Mennea: guarda la gallery del campione olimpico Addio a Mennea: guarda il video del record Il ricordo di Mennea nell'oro di Mosca: guarda il video Le parole di chi lo conosceva - "E' una situazione troppo dolorosa, si fa fatica a fare commenti, perché non solo era un grande uomo di sport, ma anche un grande amico. Proprio qualche settimana fa ci eravamo ripromessi di vederci presto, al telefono. E non ci siamo riusciti. Adesso ci stiamo già muovendo per allestire la camera ardente che si aprirà questo pomeriggio al Coni. Per la Fidal è un giorno tristissimo" così lo ricorda Alfio Giomi, Presidente della Federazione Italiana Atletica Leggera. "Si tratta di uno dei più grandi atleti della storia dello sport italiano e mondiale" ha ricordato Mario Pescante, membro del Cio ed ex presidente del Coni, che ha poi aggiunto: "credo che sia uno degli ultimi visi pallidi che si sono visti affermare nelle gare di velocità e poi da lì è cambiata la storia del velocismo. Sono rimasto traumatizzato, sia per l'età, sia perché era un atleta in tutti i sensi". Anche Simone Collio, velocista italiano, ha voluto esprimere un pensiero per Mennea: "Non ci posso credere, non sapevo nulla della sua malattia, l'ho sentito circa un mese fa al telefono e non riesco a rendermi conto che non ci sia più. Mennea è stato un grande esempio per me. Certo non eravamo amici, ma ci incontravamo spesso alle gare e ci confrontavamo... da lui c'era solo da imparare. Sono veramente senza parole. Tristissimo". Le condoglianze arrivano da tutto il mondo dello sport e anche dalla politica.