Juventus-Roma, Marco Travaglio contro Luciano Moggi: "Quando io ero tifoso bianconero, lui era invischiato con le prostitute"
"Quando io ero juventino, lui era invischiato nella storia delle prostitute". Il tackle durissimo di Marco Travaglio sulle caviglie di Luciano Moggi va in scena sulle pagine del Corriere dello Sport, ultimo atto di una querelle velenosissima iniziata subito dopo la partita Juventus-Roma, quella degli errori pro-Signora dell'arbitro Rocchi. "Devo dire, da juventino, che non mi vergognavo così tanto dai tempi di Moggi. A me piace vincere, ma non rubando", aveva attaccato il condirettore del Fatto quotidiano. Ribattuta altrettanto tosta dell'ex Dg bianconero: "Travaglio come fa a parlare di ruberie? Ruberà lui non io. Ma come si permette… Si deve sciacquare la bocca prima di parlare di me. Lui juventino? Ma va, ci sono in giro tanti pseudo juventini che dicono cose false". Io, la Juve, Moggi e le prostitute - Intervistato dal Corriere dello Sport, Travaglio non molla la presa e prosegue la polemica: "Non volevo farlo, ritenevo di aver detto tutto. Poi ho letto Moggi e ci ho ripensato. Per ricordare che sono stato il primo a pubblicare le intercettazioni di Calciopoli su Repubblica, con cui collaboravo allora, e che sono felice di aver contribuito alla dipartita di Moggi dal calcio". A non andar giù al permaloso Travaglio è l'etichetta affibbiatagli di "pseudo-juventino": "Moggi non può permettersi di definirmi così, visto che io tifavo Juve nel 1972, quando lui faceva l'osservatore - ed era un buonissimo osservatore, bisogna dirlo - e poi lavorava con la Roma, con la Lazio, con il Napoli, si arrabattava senza riuscirci, per lavorare all'Inter e al Milan. Oppure finiva invischiato nelle storie di prostituzione legate al Torino di Borsano...". Dal 30 dicembre 1972, data della prima partita vista dal vivo a 8 anni ("Juve-Atalanta 0-0, Vycpalek in panchina", ossia lo zio di Zdenek Zeman...), Travaglio ha vissuto 20 anni da tifoso abbonato. "Ho smesso quando è arrivato Moggi, giusto un paio di anni ancora dietro per lavoro, poi basta. Però ricordo che Boniperti non lo faceva entrare in sede e per l'Avvocato era lo stalliere". Un'era che nonostante le vittorie non è proprio andata giù al Manetta, mosca bianca tra i tifosi bianconeri. Nostalgia per Cobolli Gigli e Blanc - La partita di domenica sera a Torino gli ha riportato alla mente quei ricordi: "Non mi piace il fatto che si sia perso lo stile Juve per tornare a qualcosa di molto simile allo stile Moggi: tre favori così, tutti in fila, riportano per forza a quell'epoca lì. E a me non piace. Mi piace lo scudetto dell'anno scorso, strameritato. Cobolli Gigli e Blanc avevano fatto un gran lavoro per far dimenticare la Juve di Moggi: hanno accettato una sentenza che per essere adeguata, per la verità, avrebbe dovuto portare in B Milan, Lazio e Fiorentina, con la Juve in C. Alla fine si scelse il male minore. Domenica siamo arretrati di vent'anni". I paragoni col passato, però, secondo Travaglio sono impossibili: "Un sistema dietro quegli errori? No, mi è parso servilismo. La Fiat non esprime il potere di una volta e così la Juve. Quando la Fiat era potere vero, Boniperti andava via a fine primo tempo dagli stadi e Agnelli non commentava gli arbitri: c'era la consapevolezza di uno sorta di soggezione esterna, c'era... pudore. Ecco, domenica non si sarebbe dovuto commentare nel modo in cui si è fatto. Ad Andrea Agnelli e alla sua signora consiglierei di andare a vedere immagini dell'avvocato e di Umberto per capire cosa fosse lo stile Agnelli che non c'è più".