Milan-Pro Patria, insulti razzisti:c'è già il primo indagato
La società di Busto Arsizio ha deciso di aprire la tribuna d'onore ai tifosi di colore. I rossoneri avevano abbandonato il campo dopo la vergogna
Un'amichevole infrasettimanale rischia di trasformarsi in una svolta epocale per il calcio italiano. Il Milan ha deciso di lasciare il campo della Pro Patria al 26' del primo tempo per protestare contro gli insulti razzisti che una parte del pubblico di casa ha rivolto ai giocatori di colore rossoneri Boateng, Niang, Emanuelson e Muntari. E' stato il numero 10 ghanese, all'ennesimo coro ricevuto, a prendere la palla e scagliarla in tribuna. Da lì, poi, la decisione dei rossoneri di abbandonare la gara. Il mister rossonero Massimiliano Allegri ha parlato di "segnale contro l'inciviltà". Il giorno dopo l'episodio, Boateng ha voluto ringraziare tutti su Twitter: "Grazie a tutti per il supporto e la comprensione...significano molto". La società di Busto Arsizio, da par suo, ha deciso di aprire la tribuna d'onore, sin dalla prossima partita, ai tifosi di colore. Il primo indagato - Il "day-after" l'episodio, il pm di Busto Arsizio, Mirko Monti, ha aperto un procedimento sui cori razzisti: l'ipotesi di reato è quella di violazione della legge Mancino che punisce l'istigazione all'odio razziale. Un tifoso della Pro Patria è stato denunciato ed è a piede libero: si tratta di un giovane di 20 anni, che ha tessera del tifoso e abbonamento della Pro Patria, anche se non sarebbe legato alle tifoserie organizzate. Secondo quanto si è appreso, anche altri autori dei cori sarebbero giovani che frequentano lo stadio Speroni. Il primo indagato, incensurato e disoccupato, è stato il primo a essere identificato grazie ai filmati delle telecamere a circuito chiuso. Nel corso dell'interrogatorio ha ammesso le sue responsabilità e di aver partecipato ai cori contro i giocatori di colore del Milan, affermando di essersi fatto trascinare dagli amici. Il commento di Giampiero Mughini: "Giusto così, ora avanti" Il Milan abbandona il campo della Pro Patria Guarda il video su LiberoTv Il leghista Reguzzoni: "Macche razzismo, Boateng è una mammoletta" Siete d'accordo? Votate il sondaggio su Liberoquotidiano.it "Segnale contro l'inciviltà" - Nella conferenza stampa che ha seguito il match interrotto giovedì 3 dicembre, il mister del Milan, Massimiliano Allegri, ha usato toni durissimi: "Siamo dispiaciuti e amareggiati per quello che è successo, il Milan ha fatto la scelta giusta di non rientrare in campo per rispetto verso i propri giocatori e per rispetto di tutti i giocatori di colore. E' un gesto incivile, l'Italia deve migliorare molto sotto questo punto di vista. Con la società abbiamo promesso di tornare a giocare qui quando tutto sarà passato, ci dispiace per i tifosi e per la società Pro Patria. Abbiamo dato un segnale e speriamo che abbia un seguito in tutti i campionati". Stesso tenore anche per il capitano rossonero Massimo Ambrosini, il primo a invitare i compagni di squadra ad abbandonare il campo: "Non si può tollerare un situazione del genere, era solo una partita amichevole. Continuare con un clima del genere era impossibile, serviva un segnale. Forse la gara andava gestita in maniera diversa. Dispiace molto per tutte le persone che erano allo stadio ma andava dato un segnale forte. Il Milan si impegnerà a tornare a Busto Arsizio soprattutto per bambini e e persone che non hanno nulla a che fare con il razzismo ma un segnale andava dato contro questi incivili". Sindaco controccorente: "Boateng esagerato" - Il sindaco di Busto Arsizio Gigi Farioli, va controccorente. Da un lato, infatti, esprime solidarietà ai giocatori del Milan sottolineando però che la colpa è "soprattutto di quattro deficienti, magari anche di quattro professionisti che non hanno saputo fare il loro lavoro". Tra questi inserisce "l'arbitro e alcuni giocatori". Per Farioli, infatti, è stata esagerata la reazione di Boateng che "tira un pallone a 200 kmh contro un tifoso". "Dalla tribuna non ho sentito nulla - ha spiegato a proposito dei cori razzisti -. Mi hanno detto che ci sono stati tre-quattro pirla che forse non sono neanche di Busto che hanno gridato qualche buu ai giocatori". "L'arbitro ai primi segnali doveva fermare il gioco, chiamare i capitani e avvisare tramite lo speaker che al buu successivo la partita sarebbe stata sospesa definitivamente, cosa che è stata fatta autonomamente dalla società", ha criticato Farioli, che su Boateng ha continuato: "Sappiamo tutti che un fallo di reazione di un professionista è sanzionato molto peggio rispetto a un fallo di gioco e che in qualunque altro stadio d'Italia sarebbe stato espulso. Ma se fosse stato al Bernabeu o a San Siro non avrebbe avuto questa reazione impropria".