Calciopoli, condannati gli ex arbitri"Danni alla Figc, paghino 4 milioni"
La Corte dei Conti, in primo grado, ha punito quattordici persone tra ex direttori e dirigenti dell'Aia
Quattro milioni di risarcimento da versare nelle casse della Federcalcio. E' quanto, secondo la Corte dei Conti, dovranno pagare gli arbritri coinvolti nell'inchiesta Calciopoli del 2006. La sentenza riguarda quattordici persone, tra dirigenti arbitrali, arbitri e assistenti arbitrali che dovranno rispondere di "danno all'immagine procurato alla Fdercalcio". Una condanna che si aggiunge a quella penale e quella sportiva. L'ex designatore Paolo Bergamo, in particolare, è stato condannato a pagare un milione di euro, ma reagisce: "Sono innocente, non ho certo danneggiato io l'immagine della Federcalcio e dello Stato. E al processo penale di Napoli rinuncio all'eventuale prescrizione per continuare la mia battaglia legale". Commentando a Radio 24 la condanna, l'ex designatore arbitrale non si sorprende che la sentenza arrivi quando il procedimento penale di Napoli deve ancora arrivare a giudizio per il secondo grado. Sono percorsi e tempi diversi - sottolinea Bergamo - e questa tempistica non mi sorprende. Farò chiaramente appello. Anzi: se è vero che il processo penale di Napoli è vicino alla prescrizione, preannuncio che comunque rinuncerò, per continuare la mia battaglia legale fino all'ultimo grado di giudizio e dimostrare la mia innocenza". La difesa "E' un processo che abbiamo subito, soprattutto un processo mediatico - continua Bergamo - ma quanto emerso dal dibattimento a Napoli mi fa essere tranquillo e fiducioso". Alla domanda se ritiene che questo pronunciamento della corte dei Conti possa influenzare, in qualche modo, l'atmosfera e il percorso del procedimento penale a Napoli, Bergamo ha risposto: "Assolutamente no. Sono cose molto diverse fra loro. A Napoli peserà anche quanto emerso nel dibattimento, e credo che i giudici lì hanno ora in mano elementi molto più significativi di quelli a disposizione della Corte dei Conti". "Sono fiducioso perchè illeciti non ne ho commessi, e battaglierò perchè voglio dimostrare la mia innocenza: ho seguito e messo in atto le indicazioni che la stessa Federazione ci dava per mantenere buoni rapporti con i presidenti dei club. Non ho certo danneggiato io l'immagine della Federcalcio e dello Stato".